Non accetti il lavoro? Perdi il sussidio

Provincia e Comuni potranno assumere in deroga al blocco del turn over. Olivi: «Un welfare più responsabile»



TRENTO. Sono quasi 3 mila i lavoratori in Trentino impiegati nei lavori socialmente utili: oltre 1500 nell’Azione 19 e circa 1250 nel «Progettone» che assorbe solo lavoratori in mobilità. Ora la Provincia ha deciso di introdurre nuove regole, ampliando la platea dei beneficiari anche ai lavoratori in cassa integrazione straordinaria, per favorire un più ampio impiego dei lavori socialmente utili negli enti pubblici, in particolare Comuni e la stessa Provincia. Con una novità rilevante: se fino a oggi l’accettazione di un lavoro socialmente utile era lasciata alla volontà dell’interessato, ora diventerà obbligatoria. In caso di rifiuto, il lavoratore perderà il regime il regime di disoccupazione, con i relativi sussidi. La delibera che detta le nuove regole è stata approvata ieri dalla giunta provinciale: per l’entrata in vigore serviranno alcuni mesi e un protocollo con il Consiglio delle autonomie che parta dal fabbisogno dei Comuni.

«E' un passaggio importante che attendevamo da tempo - ha spiegato il vicepresidente Alessandro Olivi - nonostante esista una normativa nazionale che prevede l'adozione del principio di condizionalità, finora è di fatto stata utilizzata pochissimo. Vogliamo andare nella direzione di un welfare sempre più moderno, proattivo, responsabile, dove ciascuno è chiamato a fare la sua parte. La disponibilità del lavoratore che pure si trova in una condizione oggettivamente difficile, avendo perso il lavoro, di mettersi al servizio della propria comunità, in qualche modo restituendo quello che da essa riceve, ci sembra importante non solo sotto il profilo della tenuta complessiva del sistema ma anche sul piano valoriale: lavorare per la comunità aiuta a non sentirsi passivi».

Fino a oggi il Centro per l'impiego provvedeva a pubblicizzare l'elenco dei lavori socialmente utili e poteva anche chiamare direttamente il lavoratore in cassa integrazione straordinaria o in mobilità per affidargli un incarico, ma spettava all'interessato accettare o meno la proposta, non essendo in vigore un regime sanzionatorio nei confronti di chi non rispondeva alla chiamata.

Un meccanismo che ora cambierà: una volta che l'ente ha reso note le sue necessità, se entro la "finestra" di 15 giorni nessun lavoratore si rende disponibile, il Centro per l'impiego di riferimento provvede ad inviare una convocazione a tutti i lavoratori in cassa integrazione straordinaria o in mobilità residenti nell'area di riferimento. Questi ultimi sono quindi tenuti a rispondere alla chiamata: nel colloquio si verificherà se esistono persone idonee e ricoprire le mansioni scoperte. L'ultima parola spetta quindi all'ente stesso. Qualora però il lavoratore si rifiuti di accettare il lavoro socialmente utile che gli è stato offerto, decade la condizione di disoccupazione, e di conseguenza anche il sussidio che percepisce.

Provincia e Comuni attingeranno dunque dalle liste dei Centri per l’impiego per colmare le loro esigenze di manodopera e potranno assumere in deroga al blocco del turn over: il periodo massimo di impiego coinciderà però con il periodo residuo di mobilità o di cassa integrazione a cui il lavoratore ha diritto. Il lavoratore continuerà a percepire il sussidio e l’ente pubblico integrerà con la differenza tra il sussidio e la retribuzione base prevista per il ruolo in cui è stato assunto. Intanto Olivi ieri ha annunciato che a breve arriveranno novità per il «Progettone»: si allargherà la platea dei beneficiari riducendo i tempi di lavoro.(ch.be.)

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