Carmelo, passione vino «La sfida del San Martin» 

Storie di agricoltura. A Nomi Grigoletti ha puntato tutto sulla ricerca dell’alta qualità:  scelta di terreni vocati, tecniche di coltura, niente diserbanti. E il vino della vendemmia tardiva


Carlo Bridi


Nomi. Interrompendo la tradizione di andare sempre alla ricerca settimana dopo settimana dopo settimana, di un giovane non noto ma molto impegnato nella sua azienda agricola, questa volta raccontiamo la storia di un imprenditore poco più che quarantenne che ha avuto la possibilità di inserirsi in un’azienda costruita passo dopo passo da papà Bruno e mamma Aida. Parliamo di Carmelo Grigoletti, figlio d’arte che sull’esempio del papà ha fatto dell’alta qualità dalla vigna alla bottiglia, la sua scelta di vita. “Per me - confida Carmelo - non è stato difficile perché fin da bambino ho sempre respirato l’aria di campagna e di cantina e di conseguenza anche la ricerca della qualità mi è entrata nella mente fin dai 9 anni”. Ma considerato che la professionalità non si improvvisa, dopo il diploma di segretario d’azienda a Rovereto Carmelo ha frequentato il corso delle 600 ore della FEM e ha conseguito anche il diploma di sommelier. “Questo affinamento della professione mi portò ad un ulteriore incremento della qualità dei nostri vini, in anni in cui si puntava ancora sulla quantità”, precisa.

“In quest’ottica agli inizi degli anni ’90 avviammo con papà un progetto qualitativo molto importante che considerava tutte le fasi della produzione: selezione dei terreni, selezione dei cloni, dimezzate le rese in campagna con una serie di tecniche colturali, potatura invernale molto castigata, e ben tre diradi dei grappoli durante la stagione estiva. Tutti lavori fatti a mano allora come ora, e rigorosamente solo dai famigliari”.

I risultati di queste scelte tecniche non tardarono a venire: “Fu in quel momento, prosegue Carmelo, che avviammo le “Selezioni Grigoletti”, e ben presto iniziarono ad arrivare i riconoscimenti a livello nazionale: in particolare il nostro Chardonnay L’Opera, venne premiato con l’Oscar della Dojura d’Or di Asti, il Merlot Antica Vigna, premiato come migliore Merlot d’Italia a Mondo Merlot di Aldeno”. Lo scorso autunno tutti i tre vini presentati al Merano Wine festival sono stati premiati.

Con l’obiettivo del miglioramento della produzione, ma anche per aumentare la quantità a disposizione del mercato che si stava ampliando, il giovane assieme a papà Bruno decise l’acquisto di altri terreni siti sia nel comune di Nomi che in quello di Aldeno. Tutti terreni vocati a produzioni di alta qualità. L’azienda raggiunse così i 6 ettari tutti vitati, e divisi in nove appezzamenti contro i 18 appezzamenti degli anni ottanta, quando l’azienda era di 2 ettari. “Questi accorpamenti precisa l’imprenditore, ci hanno permesso di razionalizzare anche tutte le operazioni colturali riducendo così anche i costi di produzione”.

Questa continua ricerca della qualità anche con la scelta di terreni vocati, lo ha portato a far crescere la voglia e la passione di creare dei vini unici legati al nostro territorio, ma anche alle nostre tradizioni. Il tutto con l’eliminazione di antiparassitari e diserbanti.

Il segreto è stato quello di avere terreni calcarei in collina, ideali per la produzione di bianchi aromatici: nasce così un nuovo vino, dedicato all’estate di San Martino, 11 novembre, il San Martin, un vino ottenuto con la vendemmia tardiva, lasciando l’uva in pianta fino a novembre con i rischi che possono arrivare dalla stagione. Un vino che ha avuto subito un grande successo, anche se la sua resa ad ettaro è molto esigua in quanto i competitor naturali di quell’uva dolcissima sono molti e vanno dagli uccellini alle api ai caprioli tutti golosi di quei grappolini di uva Traminer, Chardonnay e poi Yohanniter. Su questa scia anche altri importanti vini dalla forte personalità e dai lunghi invecchiamenti come il Retiko, un vino bianco aromatico, fermentato in barrique di acacia. Da un uvaggio fra Merlot e Cabernet nasce un altro vino il Gonzalier, un rosso barricato per 24 mesi, non poteva mancare il classico vino della Vallagarina, il Marzemino, che ha portato l’azienda a dei prestigiosi riconoscimenti come “l’Oscar Berebene 2018” del Gambero Rosso.

“La nostra azienda - prosegue Carmelo - dal 1983 è meta di turisti amanti del buon bere in stretto raccordo con i tour operator”. Nel 2008 apre la Basilica del Vino, una splendida cantina per l’affinamento dei vini, mentre nel 2012 nasce il Tempio Rosa dedicato alle donne della famiglia. La mamma Aida, la moglie Marica che ha un grande ruolo in azienda, e la figlia Martina. Molto interessante anche il matrimonio d’interessi nato con Agri 90, e in seguito con Belli salumi, caseificio Sabbionara, Gruppo Bontadi e Exquisitia, assieme alle quali è tradizione organizzare l’ultima domenica di novembre una giornata piena di golosità trentine. Il futuro dell’azienda è assicurato dal figlio Federico che sta frequentando con entusiasmo e ottimi risultati il corso di enologia all’Istituto Agrario, mentre la figlia Martina frequenta un corso di finanza e marketing. Unico rammarico, non rimane tempo per gli hobby e il sociale.













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