Camera di Commercio, aut-aut a Zanoni

La giunta: «Decida subito, perché è in conflitto di interesse. O resti segretario generale oppure diriga la cantina LaVis»


di Roberto Colletti


TRENTO. I disastrati conti della cantina LaVis non hanno più il commissario incaricato di risanarli. Ieri è scaduta l'ultima proroga disposta dal presidente Dellai che aveva affidato a Marco Zanoni, segretario generale della Camera di commercio, il compito, non facile, di salvare la cooperativa dal fallimento cui la esponevano (e la espongono) 80 milioni di debiti. Dopo un anno di commissariamento seguito da due conferme semestrali, la legge non consente ulteriori proroghe. Il termine era noto, ciò nonostante si è giunti alla scadenza impreparati ed in un cima di nervosismo che non ha favorito una soluzione rapida che, comunque, si dovrà pur trovare: per assicurare una via d'uscita ai viticoltori e per riportare serenità ai piani alti della Camera di commercio che si trova a dover risolvere un caso di palese conflitto d'interesse che riguarda proprio Zanoni cui il regolamento vieta di essere al tempo stesso capo della struttura amministrativa camerale e consigliere della LaVis, carica cui è stato eletto qualche giorno fa. Per non dire dell'incarico di amministratore delegato cui pare destinato sempre per volontà dell'assemblea.

Qual è il problema, ci si può chiedere: Zanoni semplicemente scelga cosa fare, il segretario o l'amministratore. Qui, invece, nasce il pasticcio. Il segretario non intende ancora decidere, preferisce, presumibilmente per ragioni personali, protrarre la situazione che lo vede un po' qua un po' là. Perciò giovedì scorso ha chiesto al presidente della Camera, Adriano Dalpez, sei mesi di aspettativa per occuparsi della LaVis e decidere solamente alla scadenza. La giunta camerale, invece, ha deliberato che no, non era possibile protrarre la situazione ambigua per un tempo così lungo. Sostenuta, in questa posizione, dal parere dell'ufficio legale che aveva rilevato l'ipotesi di conflitto d'interesse con l'incarico nella cooperativa, conflitto che la giunta ha confermato respingendo la richiesta di aspettativa. Insomma, Zanoni deve decidere.

La giunta è stata unanime, salvo la contrarietà di Diego Schelfi, presidente della Cooperazione, pronto a concedere tutto il tempo che Zanoni chiedeva pur di lasciarlo indisturbato a sbrogliare i guai della Cantina che già hanno attirato l'attenzione della magistratura. Dalpez ed il resto della giunta, invece, hanno preteso che venisse ristabilita la chiarezza dei ruoli. Non è che gli si facesse fretta: due anni passati a Lavis non erano poco cosa e se ce ne volevano altri due, ebbene lo si dicesse chiaramente e si facesse il necessario, senza mettere in imbarazzo via Calepina. Su questa diversità di prospettiva si è scatenato il bisticcio tra Schelfi e Dalpez, infiorettato da epiteti ed attributi così coloriti da fare onore, nonostante l'esperienza e l'età, al loro animo ancor giovanile, da ragazzi.

La posizione della Camera, in ogni caso, è chiara: Zanoni dica cosa vuole fare. Dopo le pesanti parole di giovedì notte - la riunione di giunta s'è conclusa ben oltre le 23 – pare il caso che i toni tornino normali e ci si dimentichi delle cose dette in un momento di passione, così da trovare una soluzione che dia il tempo all'incerto Zanoni di capire cosa vuole ed alla Camera di ritrovare la serenità e, soprattutto, la legittimità dei suoi vertici.

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