“Ritorno a Bindis” Mori vecio riscopre le proprie radici

Mori. È stata presentata l'altra sera la seconda edizione di "Ritorno a Bindis”, viaggio tra la memoria e il presente di Mori Vecio in programma il 21 e il 22 giugno dalle 18 alle 24 tra le vie della...



Mori. È stata presentata l'altra sera la seconda edizione di "Ritorno a Bindis”, viaggio tra la memoria e il presente di Mori Vecio in programma il 21 e il 22 giugno dalle 18 alle 24 tra le vie della frazione moriana, sul suolo pubblico ma anche in cortili privati. Il tema di quest’anno del percorso enogastronomico con intrattenimento musicale sarà “Boteghe e artesani fim ai ’70”. A organizzare il tutto sono Comitato Carnevale Mori Vecio, Associazione Arca e Circolo operaio rurale Mori Vecio, con il patrocinio del Comune moriano e in collaborazione con il servizio attività culturali della Provincia, la Proloco Mori Val di Gresta, il centro diurno per minori "Casa Dalrì" e la Fondazione Museo Storico del Trentino.

Affollato, infatti, il tavolo dei conferenzieri: alla presentazione c'erano Renato Bertolini (responsabile ricerca delle botteghe e artigiani fino al 1970), Massimo Gazzini (presidente Circolo operaio), Laura Bertolini (presidente Arca), Giuseppe Ferrandi (direttore Museo storico), Michele Moscatelli (presidente Comitato Carnevale), Stefano Barozzi (sindaco di Mori), Filippo Mura (assessore comunale alla cultura), Paolo Bertolini (responsabile direzione artistica evento) e Chiara Barozzi (moderatrice).

«Anche quest’anno – le parole di Ferrandi – “ritorniamo” a Bindis (antico nome della frazione, latinizzato da “Binde”; Binda era un termine germanico antico per indicare una striscia di terra coltivata che molti attribuiscono alle "fratte" che dominano il paese arrampicandosi sul monte Pipel, ndr). È un ritorno non nostalgico, ma ricco di passione e di senso civico. È un ritorno che vede protagonista l’intera comunità, tramite l’impegno delle varie associazioni e dei tanti volontari. È una comunità orgogliosa della propria storia, dei propri luoghi, delle architetture che mostrano in modo evidente le prevalenti origini contadine. Ma “ritorno ai Bindis” non è in alcun modo qualcosa di riservato a chi vi è nato, vissuto per lungo tempo o vi abita ora. Non esclude nessuno». M.CASS.













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