Gazzini: «Ci affidiamo al commissario» 

Mori Colli Zugna in assemblea dopo il blitz dei Nas: scontato il via libera al bilancio. Presidenza, i candidati si fanno da parte


di Matteo Cassol


MORI . «Peccato, perché sono convinto che io e il mio gruppo avremmo vinto, ma nell’interesse dei soci e della Cantina Mori Colli Zugna ho accettato di lasciare il campo al commissario, l’unico che può far evolvere la situazione velocemente»: parola di Valter Gazzini, che oggi in assemblea avrebbe dovuto sfidare per la carica di presidente il vice uscente Francesco Moscatelli (dopo che Paolo Saiani non aveva manifestato disponibilità a ricandidarsi) e che invece, dopo il blitz dei Nas e l’intercessione della Federazione trentina della cooperazione, ha deciso assieme all’avversario di congelare la propria candidatura aprendo la strada al commissariamento. In assemblea non ci saranno dunque né la sfiducia al Cda, che si presenta dimissionario, né l’elezione delle nuove cariche, ma solo il via libera al bilancio. «Ho accettato il commissariamento, un po’ duro da digerire, per il bene della Cantina: è – spiega Gazzini – l’unica soluzione che possa garantire i soci. Il nostro gruppo che ha lavorato come un pazzo negli ultimi due mesi si fa da parte per consentire alla magistratura di fare il suo lavoro. Viene il commissario perché deve sbloccare il tutto e far sì che cinquecento famiglie di soci ricevano i loro soldi e che le lavorazioni del vino ricomincino al più presto, e in questo essendo una figura istituzionale sarà facilitato rispetto a un presidente normale. In ogni caso il nostro gruppo non si scioglie. Ci siamo e staremo a vedere. Al di là del fatto di vincere o perdere, è quello che sta succedendo alla Cantina che demoralizza, perché è un massacro. Finalmente con l’intervento della magistratura sapremo la verità e potrà finire la stagione dei veleni. L’assurdo è che il bilancio è positivo e la Cantina – la più remunerativa in Trentino per i soci – godeva di ottima salute e di credibilità, con vini sull’aereo del papa e al Quirinale e progetti di alto livello come quello delle anfore: ora è distrutta o quasi a causa di un suicidio. Non voglio alimentare ulteriormente le polemiche, ma la situazione interna si poteva risolvere in altro modo e senza queste conseguenze: si parla già di possibile declassamento del vivo e quindi gli attuali importi in futuro i soci rischiamo di sognarseli. Chi vive di campagna si troverà in difficoltà per colpa di poche persone e i danni di immagine alla Cantina sono già colossali». Il cavallo di battaglia elettorale di Gazzini era quello di reintegrare, se eletto presidente, il direttore licenziato Luciano Tranquillini. Rimane dell’idea anche dopo l’evoluzione nelle indagini? «La professionalità di Tranquillini è indiscutibile. Dopodiché ricordiamoci che era solo un dipendente su cui qualcuno doveva esercitare un controllo. Comunque c’è un’indagine in corso: vediamo cosa ne esce e le conclusioni le tiriamo dopo. Fino adesso gli altri hanno sempre detto che la colpa era solo di uno, mentre noi – conclude Gazzini – abbiamo sostenuto che era impossibile».

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