elezioni 2023

Urzì: «FdI centrale a Trento e Bolzano. Il Patt? Gli accordi si fanno con noi»

Intervista al commissario regionale di Fratelli d’Italia: «Vogliamo far vincere la coalizione»


Paolo Mantovan


TRENTO. Alessandro Urzì crede nella coalizione. Ma a trazione Fratelli d’Italia. Senza dubbi. Senza infingimenti. Perché è lo schema vincente, dice. Perché è l’unico schema davvero vincente, insiste. E la proposta di Francesca Gerosa come candidata presidente dell’intero centrodestra a Trento è la dimostrazione della chiara consapevolezza del ruolo che Fratelli d’Italia deve avere. In Trentino come a Bolzano, come sullo scacchiere regionale. Il commissario regionale di Fratelli d’Italia mostra di avere le idee ben chiare. Sul candidato e sulla coalizione. E quindi anche sulla possibile entrata in gioco o meno del Patt.

Onorevole Urzì, fate davvero sul serio, non è uno scherzo.

Certo che facciamo sul serio.

Sul serio a rischio di spaccare?

Facciamo sul serio per metterci d’accordo. Perché dobbiamo essere una coalizione, perché la coalizione è imprescindibile. Si vince soltanto se la coalizione è compatta.

Ma la vostra partita non è solo trentina, parte da Roma.

La sua analisi colloca giustamente questa partita politica in un quadro più ampio, regionale e nazionale. Però devo dirle che noi siamo partiti da qui.

Da qui dove?

Da Trento. Noi dobbiamo dare al Trentino una solida prospettiva politica. E così proponiamo alla coalizione l’idea di fare un passo in avanti.

Sì, ma non da attori come gli altri, voi ora vi sentite protagonisti.

Guardi, noi abbiamo a cuore di garantire al Trentino un’amministrazione alternativa a quella di sinistra che per tanti anni ha governato. Ora siamo convinti che sia necessario valutare schemi di gioco più freschi e più incisivi rispetto a quelli di cinque anni fa.

Ossia sostituire Fugatti.

Noi non abbiamo pregiudiziali nei confronti di Fugatti, ci aspettiamo che nessuno abbia pregiudiziali su Gerosa. Certo, pensiamo che in questo momento sia molto evocativa l’ipotesi di avere due presidenti donna, una a Roma e l’altra a Trento. Perché occorre dare perfetto allineamento delle politiche locali alle politiche nazionali.

Perché perfettamente allineati a Roma?

Perché il Trentino possa essere privilegiato nel rapporto con il governo, possa capirsi in fretta, senza fraintendimenti...

Ma in realtà la partita sul Trentino è un modo per creare un nuovo equilibrio anche rispetto all’Alto Adige...

Guardi, sono talmente immedesimato nel ruolo trentino, di commissario, che guardo solo e soltanto al Trentino...

Mi lasci sorridere... lei, bolzanino fino al midollo…

È ovvio che io sono bolzanino. Ma qui davvero devo pensare a Trento. A Bolzano invece stiamo lavorando per introdurre nelle politiche di governo anche la parte importante di consenso che sarà raccolto dal centrodestra e da Fratelli d’Italia. Oggi, rispetto al passato, stiamo lavorando a un modello molto più avanzato, che è quello dell’intero centrodestra.

Ma è un’altra legge elettorale: in Alto Adige c’è il proporzionale.

Appunto. Noi vogliamo arrivare a un accordo unitario per far sì che, dopo aver corso ciascuno per sé alle elezioni, subito dopo ci presentiamo tutti uniti alle consultazioni con la Svp. Anche lì quindi un ragionamento di coalizione. Che poi arrivi a quello che lei scrive, ossia alla Regione, diventa semplicemente una conseguenza di ciò che stiamo preparando a Trento come a Bolzano.

Poi c’è la questione Regioni del Nord.

È un dato di fatto che Fratelli d’Italia non ha governatori in carica, né candidati presidenti alle prossime consultazioni di febbraio. La questione Nord c’è. Quello è effettivamente un dato di fatto.

E quindi c’è una spinta nazionale per avere la bandiera di una Regione.

Insisto, stiamo lavorando noi, a Trento e a Bolzano, e cerchiamo di elaborare una strategia da una parte e dall’altra, con due leggi elettorali diverse. Auspichiamo di avere un ruolo politico importante, lavorando assieme in modo coordinato. Se vinciamo a Trento come a Bolzano la somma sarà un governo regionale con il centrodestra e di centrodestra.

Però, al momento, dentro il centrodestra ve le state dando.

Qui proponete una vostra candidata al posto di un presidente leghista uscente. A Roma c’è la battaglia neanche troppo sotterranea fra il ddl dell’autonomia differenziata e il progetto di presidenzialismo. Io capisco che ci siano tanti terrorizzati a sinistra nel vedere il centrodestra unito con Fratelli d’Italia protagonista della coalizione e allora ci dipingono duellanti. Invece è la normale dialettica virtuosa che si è realizzata a livello nazionale dentro una compagine di governo. E poi, sa che le dico?

Che cosa?

Che se si guardassero attentamente tutte le votazioni qui in Parlamento si noterebbe che la Svp vota quasi sempre uguale a noi. Vede, la vicinanza è data dalle cose che si fanno, non dalle teorie politiche.

Beh, sulle teorie politiche c’è autonomismo leghista da un lato e centralismo presidenzialista fratellista dall’altro.

Le dico che c’è piena unità di intenti invece. Io sono stato eletto in Veneto, come lei sa, e ho fatto la campagna elettorale incentrata sull’autonomia differenziata, convintamente. Spiegando anche che non è la stessa cosa dell’autonomia speciale che abbiamo noi. Ma in coalizione siamo convinti che questa stagione di riforme passa attraverso l’autonomia differenziata e anche attraverso il presidenzialismo.

Ok. Parola d’ordine di Urzì è “coalizione”. E col Patt come la mettiamo?

Lei scrive che c’era già un’intesa tra il Patt e il presidente Fugatti. Ed effettivamente si percepiva quest’accordo. Io dico che gli accordi si fanno con la coalizione e non con il candidato presidente. Questo è il tema che ho posto seriamente sul tavolo.

Quindi ha sbarrato la strada al Patt?

No. Semplicemente ritengo che il Patt sia una forza che per valore morale e storico debba essere assolutamente considerata. Ma se vuole aderire perché non viene a discutere proprio con noi e con tutta la coalizione? Noi siamo l’interlocutore centrale al quale il Patt si deve rivolgere se vuole aderire. Non si fanno accordi tra persone, ma accordi politici tra formazioni politiche.

Decidete voi adesso...

Noi, coalizione, co-decidiamo chi sono i nostri partner per fare una politica molto più autonomistica di quanto qualche autonomista pensa di fare.

Ma perché non un legame “indiretto”?

Perché l’avere il governo trentino allineato con Roma è la garanzia totale di ottenere ciò che Trento chiede.

Lei vuol dire che se vincesse il centrosinistra sarebbe azzoppato perché c’è Meloni a Roma?

Facciamo un gioco: mettiamo che vinca il centrosinistra a Trento. Non avrebbe i rapporti diretti con Roma e resterebbe in un angolo, costretto ad arrabattarsi e a fare da qui opposizione al governo romano.

Quindi autonomia sì, ma con il rapporto diretto con Roma?

Guardi, l’autonomia non è un brevetto di qualcuno, l’autonomia è di tutti. Io credo che sia venuto il momento di avere fiducia nel ruolo strategico di FdI, in un quadro in cui ci sono anche gli altri principi in cui crediamo tra cui il presidenzialismo: dobbiamo avere un Paese più forte con governi stabili, un Paese che renda anche i suoi territori più forti. È questa la logica e la nostra mission.













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