Violenza sessuale a scuola condannato diciottenne

Il ragazzo accusato di aver abusato di una compagna di classe di 14 anni Lo stupro nei bagni della palestra, ma la ragazzina non si era opposta



TRENTO. E’ violenza sessuale anche se la vittima non urla il proprio dissenso al rapporto sessuale. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Carlo Ancona che ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione uno studente nordafricano di una scuola professionale tre accusato di aver violentato nei bagni una compagna di classe di 14 anni. Lo studente condannato, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, si era fatto aiutare da un altro compagno di classe che aveva fatto da palo davanti ai bagni. Una volta consumata la violenza, l’imputato aveva denunciato la ragazzina dicendole: «Se provi a denunciarci, veniamo a casa tua e ammazziamo te e tutta la tua famiglia».

I fatti si sono svolti il 17 maggio 2011. La ragazzina aveva dimenticato una maglietta in palestra ed era andata a recuperarla, Il nordafricano e il suo amico la seguirono. Poi l’hanno sollevata di peso e l’hanno trascinata nei bagni vicini alla palestra. Entrambi, poi, le hanno abbassato i pantaloni e poi il ragazzo più grande l’ha violentata. La stessa ragazzina ha detto di non aver opposto alcuna resistenza. Era bloccata dalla paura e non ha urlato né ha cercato di respingere il compagno di classe. Si è limitata a non collaborare, tanto che i due aggressori l’hanno spogliata. Questo è il passaggio cruciale sul quale si base la condanna del giudice Ancona. Si tratta di una sentenza che va nel senso contrario a quella ormai celebre della Cassazione secondo la quale se una donna indossa i jeans attillati deve per forza collaborare con il violentatore. La Procura aveva chiesto l’assoluzione proprio in considerazione del fatto che la ragazza non aveva opposto resistenza alla violenza. Inoltre da più parti la ragazza era stata accusata di essere «facile». Lo stesso imputato e il suo amico minorenne hanno ammesso il rapporto sessuale, a loro dire consensuale.

Il giudice però ha tenuto conto della perizia psicologica secondo la quale l’evento ha avuto una valenza di trauma per la ragazzina. La govane ha detto di non aver reagito per il timore che potesse accaderle qualcosa di grave. Tanto che, dopo il fatto, quando l’imputato è andato da lei a chiederle spiegazioni per la denuncia, che tra l’altro venne fatta dalle compagne, lei disse che si trattava di un rapporto consensuale. Il giudice, però, osserva che il ragazzo terrorizzava tutta la classe, importunando soprattutto le ragazze e che era solito portare a scuola un coltello senza che gli insegnanti abbiano mai fatto nulla per impedirgli le prepotenze cui sottometteva tutti gli altri. Per questo il giudice sostiene che il consenso, o meglio il mancato dissenso, non era frutto di libera scelta.

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