la tragedia in a4

Vicenzi: «Mi sono trovato l’auto davanti all’improvviso»

La procura ha aperto un fascicolo contro il trentino con l’accusa pesante di omicidio colposo plurimo. La causa dell’incidente malore o colpo di sonno



TRENTO. «Non sto bene». Enrico Vicenzi, l’allenatore della squadra C della Federazione italiana dello sci che era alla guida del furgone Caravelle che ha travolto una Suzuki Swift sulla autostrada A4 provocando la morte di 3 ragazzi trevigiani, è distrutto. Agli amici ha racconto di non saper spiegare quelo che è successo: «Non so spiegarmi quello che è successo. Non ho visto le auto ferme e quando mi sono reso conto non ho potuto fare niente per fermarmi. Mi sono trovato l’auto davanti all’improvviso».

Omicidio colposo plurimo. La tragedia costata la vita a tre ragazzi trevigiani lascia un dolore non misurabile e un’indagine penale a carico dell’automobilista che ha provocato il tamponamento mortale. Enrico Vicenzi, quarantenne di Pejo, in Trentino, non ha nemmeno toccato il freno: il suo furgone Volkswagen bianco è arrivato contro la Suzuki dei ragazzi come una assurda sentenza del destino. 

Tragedia in autostrada, le foto dell'incidente e delle vittime

Su una Suzuki Swift, ferma in coda sull’A4, un imprenditore di 24 anni con due amici. A investirli Enrico Vicenzi, 40 anni, allenatore di sci alpino di Peio - L'ARTICOLO

La Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo a carico dell’uomo e attende gli esiti degli esami tossicologici (ci vorrà una decina di giorni) per capire se guidasse sotto alterazione da stupefacenti. Vicenzi è risultato negativo all’alcoltest con il precursore: non aveva bevuto. Una distrazione, un colpo di sonno, un malore: di questa tragedia si conosce lo strazio, ma non ancora il motivo.

Lui se l’è cavata con qualche contusione e una frattura al setto nasale provocata dall’impatto col “muro” dell’airbag. Le ferite più gravi, però, avranno il nome di rimorsi: quel maledetto tamponamento a tutta velocità ha spezzato tre giovani vite. E pensare che quel furgone bianco, modello Caravelle, Vicenzi lo aveva appena preso: lui, insegnante di sci della squadra “C” maschile della nazionale italiana, era andato a Bergamo proprio per ritirarlo, con gli sponsor e il logo della della Fisi (Federazione Italiana Sport Invernali) sulle fiancate. Una coincidenza o questa circostanza ha a che fare con la tragedia?

Forse l’insegnante di sci si è distratto con i comandi o il cruscotto nuovo? Solo lui potrà rispondere quando sarà sentito dal magistrato titolare del fascicolo, il sostituto della Procura di Bergamo Fabio Pelosi. Un triplice omicidio colposo stradale può costare una pena fino a quindici anni. I tre ragazzi del Coneglianese stavano rientrando da Milano dopo aver assistito al concerto dei Foals.

All’altezza di Bolgare, nel Bergamasco, autostrada A4, i tre ragazzi si sono imbattuti in una colonna d’auto: tutti fermi per un incidente qualche chilometro più avanti. Alberto Casagrande, 23 anni, di Mareno, era alla guida della sua Suzuki Swift. In auto con lui i suoi amici, fratello e sorella, Antonio e Daniela Ago, di 23 e 21 anni, entrambi di Conegliano. Ci toccherà ritardare un po’, avranno pensato, stanchi e felici dopo quel concerto dei Foals che aspettavano da settimane. La tragedia è stata fulminea: sulla loro auto è piombato il furgone condotto dal trentino. L’impatto è stato violentissimo, terrificante: la piccola Suzuki è stata schiacciata tra il Caravelle e un’altra Volkswagen, una Passat, che la precedeva. Una trappola mortale. Le immagini dello schianto sono agghiaccianti.

Era quasi l’una di notte tra giovedì e venerdì. La notizia, straziante, ha raggiunto all’alba i genitori delle vittime, poi via via tutti gli amici e conoscenti dei tre ragazzi. I social network hanno fatto il resto. Le loro foto e i loro sorrisi prima del concerto, d’improvviso, si sono trasformati in pugnalate al cuore, in domande senza risposta. Perché? Alberto Casagrande, imprenditore nel settore dell’export alimentare in Senegal e appassionato di basket, era alla guida della sua Suzuki Swift. Accanto a lui c’era l’amico Antonio Ago, vecchio compagno di scuola all’Itis Galilei di Conegliano e neolaureato in economia a Trieste. Sul sedile posteriore, invece, la sorella di Antonio, Daniela, studentessa di giurisprudenza sempre a Trieste.

«Li ho visti abbracciati, come se si facessero forza l’uno con l'altro. Ma non c’era già più niente da fare. Erano morti lì, incastrati dentro le lamiere dell’auto». È la testimonianza da brividi di uno dei primi soccorritori arrivati l’altra notte sul luogo della tragedia. L’autostrada era rimasta bloccata quasi fino all’alba.













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