affari in città

Via Brennero, commercio in crisi: una lenta agonia

Dagli antichi fasti alla desolante realtà: negozi sfitti e affitti ancora molto alti: «Qui tutti vorrebbero trasferirsi». Si è arreso anche il gigante “Carrefour”


di Daniele Peretti


TRENTO. I primi ad andarsene sono stati gli uffici, poi i negozi. E' iniziata così la lenta agonia di quello che era uno dei polmoni economico-commerciali di Trento: la parte iniziale di via Brennero da dove negli anni sono passati la concessionaria Mayr della Fiat, Temani, Sembenini e il Poli. Oggi a primeggiare sono i cartelli “affittasi” che rendono ancora più desolante un sabato pomeriggio dove quasi tutti sono chiusi, compreso il “Compro oro”. L'ultimo, in ordine di tempo, è stato il Carrefour Express le cui porte restano chiuse ormai da settimane. Vetrine irreali col loro essere prive di indicazioni per la clientela, ma con gli annunci delle promozioni e all'interno la merce sugli scaffali.

Ada Giuliani gestisce da quarantadue anni, con la sorella Silvana, il Bar Silvana, e suo malgrado ha vissuto tutte le trasformazioni di un rione nato come popolare; poi man mano che gli anziani se ne andavano il quartiere ha perso la sua prima identità. La seconda è quella dell'anima commerciale che si è spenta progressivamente. “Cosa vuole, sia con la lira che con l'euro i prezzi degli affitti sono sempre stati fuori di testa, i proprietari non si sono voluti adeguare e questo è il risultato. Gli uffici ci sono stati fino a quando via Brennero era considerata una vetrina, poi sono cambiate le valutazioni ed anche loro se ne sono andati.”

Dalla laterale via San Bartolameo a via Brennero la sostanza non cambia. Alla tabaccheria di Mattia Zeni fanno notare come tutto sia iniziato con l'abbandono degli uffici e poi come la crisi abbia fatto il resto. In più, se ci fossero i parcheggi sarebbe tutto più semplice: “La gente si fermerebbe anche, ma non trovando posto allunga e se ne va. Qui se solo potessero se ne vorrebbero andare via tutti”. Tutto comincia laddove c'era la sede di “Domus” che trasferitosi da tempo sull'altro lato della strada ha lasciato libera la vecchia sede: ampie vetrine fronte strada, ma lo stesso vuote. Sul marciapiedi opposto il negozio di pane e latte resiste tra i locali della Carrefour, gigante della grande distribuzione che si è dovuto suo malgrado arrendere alla crisi del commercio nella zona. Sull'angolo si è trasferito il negozio di sigarette elettroniche: all'affitto troppo oneroso è preferibile una sede decentrata in via Pranzalores.

Superato l'incrocio, troviamo i locali dell'ex gelateria, poi occupati da un internetpoint, ma adesso sfitti. Di fronte la vecchia sede di un kebab che si è trasferito praticamente a fianco, non solo è chiusa ma davanti alla vetrina hanno trovato posto i bidoni dell'immondizia. Poco più in la ha chiuso anche l'agenzia gestita da extracomunitari di distribuzione di pubblicità a domicilio, montaggio e smontaggio mobili e spedizione pacchi. Ed avvicinandosi alla sede dell'Aci anche un fabbricato di nuova costruzione è transennato da anni. Se una volta avere una sede su una strada ad alta densità di traffico era una sorta di status symbol, oggi è solo un peso. “Chi rimane lo fa per scelta, oppure perché non può trasferirsi. Noi dopo quarantadue anni abbiamo ben poco da chiedere, abbiamo già dato” - è l'amara conclusione alla quale giunge Ada Giuliani, sorridente dietro ad un banco dal quale ha assistito ai cambiamenti di una delle principali strade della città.













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