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Una truffa da 2,5 milioni, denunciati tre trentini

L’operazione  della Finanza ha scoperto il sistema a piramide ideato da un portoghese arrestato. In Trentino  65 le vittime. Gli indagati della provincia sono Massimiliano Achler, Giandonato Fino e Leonardo Sala


di Luca Marognoli


TRENTO. Rastrellare 2 milioni e mezzo di euro truffando un centinaio di persone non è un gioco da ragazzi. Ma se si promettono investimenti a rischio zero con interessi mensili pari all'8-10% del capitale, si sbandiera un sistema di società internazionali titolari di siti online di scommesse sportive (dove si sa, il banco vince sempre), e si organizzano serate di presentazione, “alla luce del sole”, nelle sale di hotel più o meno rinomati della provincia, diventa più facile. Se ci aggiungete che agli investitori vengono dati in mano i primi incassi, mostrando loro quanto sia facile fare soldi con il meccanismo della “piramide” conosciuto anche come “schema Ponzi” (dal suo ideatore), incoraggiandoli così a moltiplicare il capitale versato, allora ci si può pure trovare di fronte alla truffa perfetta. Anche perché le vittime, per non apparire dei polli spennati, ci pensano due volte prima di fare denuncia.

Ma la truffa perfetta non esiste. Lo dimostra l'operazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Trento denominata “Goodsense”, che non a caso si riferisce al buon senso che ogni cittadino dovrebbe utilizzare prima di affidare i suoi soldi a qualcuno che promette di moltiplicarli in breve tempo.

Sette gli indagati con l’accusa di associazione a delinquere aggravata dalla trasnazionalità e finalizzata alla truffa aggravata e continuata, nonché dei reati di abusivismo finanziario e abusiva raccolta del risparmio. Fra loro anche tre trentini, considerati dagli investigatori delle Fiamme Gialle l’articolazione italiana dell’associazione: Giandonato Fino, 57enne immobiliarista di Molveno, Massimiliano Achler, 47enne di Fai della Paganella, ex direttore di banca (la filiale di Molveno della Cassa rurale Valsabbia e Paganella), e Leonardo Sala, 61enne promotore finanzario di Trento.

Secondo l’accusa avrebbero organizzato le conferenze per promuovere le proposte di investimento traendone guadagni illeciti, ma gli interessati ribattono di essere stati a loro volta vittime della grande truffa e di essere intervenuti solo per cercare di recuperare il denaro versato. Nei loro confronti è stato eseguito il sequestro preventivo per equivalente di una villa, una palazzina, un box auto, quattro terreni, quattro autovetture, una moto, le quote sociali di 5 società e circa 65.000 euro giacenti sui conti correnti a loro intestati, per un controvalore complessivo pari ad oltre 2.410.000 euro.

La raccolta di denaro era iniziata nel 2010. Finora sono 77 i truffati individuati, 65 dei quali trentini, 2 altoatesini e i restanti veneti, lombardi ed emiliani. Molto variegata la loro estrazione sociale: dagli stessi promotori finanziari agli imprenditori e agli albergatori, fino ai dipendenti di imprese edili e di impianti di risalita, per arrivare agli operai, ai parrucchieri alle estetiste e ai pensionati. A quest’ultima categoria appartiene l’anziana signora che ha investito la somma più importante: 300 mila euro, in più occasioni. C’è stato anche chi aveva versato 10 mila euro e dopo avere ricevuto 400 euro di guadagni fasulli è stato convinto a investire una somma analoga.

L’ideatore del sistema, pubblicizzato come “a rischio zero”, sarebbe un imprenditore di successo portoghese, Jorge Antero Silva de Queiros, 56 anni, proprietario di una scuderia di auto da corsa, descritto come molto attivo sul web e sotto i riflettori dei rotocalchi specializzati nel gossip. Stando alla Guardia di Finanza, anche grazie alla sua immagine di uomo di successo e dall’intuito imprenditoriale, il “Madoff lusitano” (così era conosciuto) era riuscito a pubblicizzare presso il grande pubblico una serie di siti “specchio” (paralleli a quelli più famosi di scommesse), che proponevano finte proiezioni statistiche sulle vincite a seconda delle somme investite. Il fulcro era un “miracoloso” algoritmo, basato sulla diversificazone delle scommesse, che avrebbe garantito soldi facili a tutti.

Soldi che però finivano principalmente nelle tasche del portoghese, unico dei sette arrestato in Francia, e dei suoi presunti complici, tutti denunciati. Oltre ai trentini,figurano nella lista Leticia Benevides Da Silva Magalhaes, 32 anni, brasiliana residente in Portogallo, Brian William Hugh Clark, 49enne neozelandese, e Ahmed Imrain Butt, inglese di 45 anni.

I militari delle Fiamme gialle sono riusciti a scoprire la maxitruffa non dalle denunce, poche e arrivate in un secondo momento, ma percorrendo una strada indiretta. Le indagini sono partite dall'approfondimento compiuto su alcune operazioni sospette (delle movimentazioni anomale) nell'ambito della lotta al riciclaggio: il portoghese aveva infatti acceso dei conti correnti in Italia. Da lì si è risaliti all’organizzazione internazionale, mettendone in luce la ramificazione trentina.

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