Una busta paga da 14 mila euro


Paolo Mantovan


TRENTO. Chiedi ai consiglieri provinciali che cosa aspettano a tagliarsi le indennità e loro ti rispondono che è complesso. Li incalzi dicendo che basta fare una legge, che dovrebbero essere tutti d’accordo visto che stanno tagliando ovunque, ma loro non si sforbiciano nulla e ti rispondono che, eh, bisogna accordarsi con l’Svp. E così continuano a intascarsi 10.800 euro di indennità e 3.500 di diaria, che alla fine è un unico stipendio da 14 mila euro.

Ma è lordo! ti replicano. Alla faccia del lordo: con quella diaria aggiuntiva (che non ha una spiegazione logica) coprono le ritenute Irpef. Accidenti alla demagogia, ti insultano. E ti vien da dire: sì, ma “demagogia” è una brutta parola solo quando arriva dai cittadini, quando la fanno loro la demagogia allora è “vision”, è “governance” e via inglesizzando. Perché poi, alla faccia della vision e della governance, i cittadini (gli elettori, perdinci) sono qua che fanno i conti con dei tagli che la loro “vision” non è stata in grado di prevedere. Allora te le rigirano e diventa colpa di tutti quanti, perché poi i rappresentanti politici, insinuano loro stessi, non sono altro che lo specchio della società. Nello specchio però non ci finisce l’indennità, quella resta fuori.

Allora facciamo i conti in tasca ai nostri consiglieri provinciali (e regionali, perché se no lasciamo fuori il pesce grosso, cioè la Svp).

Un consigliere semplice, un soldatino (come soleva definirlo Guido Ghirardini) percepisce un’indennità lorda (comprensiva della voce “diaria”) di 14.300 euro. Togliamo le tasse (circa 3800 euro), togliamo il contributo previdenziale (altri 3200 euro), e togliamo la ritenuta per il Tfr (altri 1100 euro), sono 6200 euro netti nel portafoglio. Però - ricordiamocelo - i 1100 euro di fine rapporto sono un accantonamento: torneranno in tasca a fine mandato (e quindi fanno 7300 euro).

Beh, una “paga” che, di questi tempi, dovrebbe coprire tutte le necessità, private e pubbliche. No, vi sbagliate. I consiglieri possono disporre di altri 1800 euro netti per l’attività politica (incontri con gli elettori - clientes? lobby? -, conferenze, dibattiti, gazebo, volantini). Il consiglio provinciale gliene mette a disposizione 900, altri 900 glieli dà il consiglio regionale (chissà quanti ne spendono di questi 900 per l’attività regionale...). Netti, senza rendicontazione. Come dire che quello che se ne è andato dalla porta con i precedenti tagli (ora infatti non c’è più l’aggancio dell’indennità dei consiglieri provinciali e regionali a quella dei parlamentari, ma l’aggancio è con l’Istat) ritorna dalla finestra con una attività politica non contabilizzata.

E i rimborsi? Dove li mettiamo i rimborsi? Ecco: in qualità di consiglieri regionali fino a 8000 chilometri l’anno sono coperti con 0,33 euro al chilometro, più altri 6000 chilometri coperti dal consiglio provinciale: tutti rendicontati. Sì, ma questi rimborsi riguardano praticamente l’attività «politica»: riunioni, presenze a manifestazioni e altre similari, perché per le attività istituzionali (rappresentanza del consiglio) c’è l’indennità di missione (109 euro per ogni trasferta nel territorio dello Stato). E poi ci sono i consiglieri che non risiedono a Trento: per quelli è prevista un’indennità aggiuntiva di 26 euro per la partecipazione (obbligatoria, visto il mandato!) alle attività del consiglio provinciale e delle commissioni.

Bene. Tra indennità, diaria, contributo per attività politica, rimborsi e trasferte, anche il soldatino semplice arriva a circa 10 mila euro puliti puliti al mese. Se poi non è di Trento ha qualche centinaio di euro in più. Se poi è un segretario questore (cioè fa parte dell’ufficio di presidenza del consiglio provinciale o regionale) ha un’ulteriore indennità di carica del 12,5 per cento in più sull’indennità di base. Se è vicepresidente del consiglio diventa il 25 per cento. Se è presidente del consiglio o presidente della Provincia diventa il 50.

Vabbè. Ti dicono che la giunta provinciale si è tagliata questa indennità aggiuntiva del 10 per cento. E lo stesso vale per l’ufficio di presidenza del consiglio provinciale. Poi Dorigatti ha voluto un altro taglio (sì, ma presidente Dorigatti, è un 10 per cento dell’indennità aggiuntiva che si traduce in un 5 per cento di un 145 per cento di indennità! Vogliamo ridere insieme? Non è il caso che il presiednte del consiglio provinciale che è stato segretario di un sindacato come la Cgil faccia un passo in più, diventi il leader dei consiglieri responsabili - non “i responsabili” di Scilipoti- e pronti ai tagli necessari?).

Già, perché ormai un segnale vero è necessario. Qui i consiglieri ti dicono che ne stanno parlando ma che rimandano tutto a valutazioni nazionali. Pensa te! Guardate Calderoli che ha appena inventato un taglio galattico sulla base di una riforma gigantesca. Il cittadino chiedeva che tagliassero una fetta dei loro stipendi e loro ti rispondono con progetti da megalomani, di quelli che ti dimezzano le Camere, ti amplificano i poteri del Premier, ipotizzano i delegati regionali: praticamente un disegno che ci mettono un anno solo a discutere, a ritrattare, a vedere l’effetto che fa e poi buonanotte, ci sarà una Libia o un sexi-scandalo che ci distrarrà. Allora, cari consiglieri provinciali e regionali, presidenti, assessori, segretari questori e titoli affini, provate davvero a fare qualcosa. Altrimenti sarà inutile spiegare ai cittadini che la politica è servizio e responsabilità. Perché Alcide Degasperi (così spesso da voi citato) a Tullio Odorizzi (quand’era presidente della Regione), di fronte all’ipotesi di un aumento di 40 mila lire dei consiglieri, disse infuriato chiamandolo al telefono nel cuore della notte: «Dov’è finito lo spirito di dedizione? Guarda che bisogna dare, dare e poi dare, e mai chiedere, perché bisogna fare il nostro dovere fino in fondo e a qualunque costo». Ebbene, di fronte a questa crisi, di fronte ai tagli in atto e a quelli promessi, di fronte al potere di un’Autonomia che si vuole non come un privilegio ma come una risorsa di modernità, di sguardo al futuro e alle prossime generazioni, levatrice di una nuova classe politica, tagliarvi l’indennità non è “vostro dovere, fino in fondo e a qualunque costo”?













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