l’idea

Un aiuto da Trento all’Uzbekistan per salvare l’azienda tutta al femminile

Le donne producono artigianalmente tappeti, cuscini, borse e Saodat Razakova (laureata e sposata a Trento) chiede un aiuto “in rete” per risollevare quella piccola ma importante realtà piegata dalla pandemia


di Daniele Peretti


TRENTO. Saodat Razakova vive a Trento ormai dal 2007 dove si è laureata in Mediazione Linguistica si è sposata, ma il suo cuore è rimasto uzbeko.

Quando è venuta a conoscenza della crisi che sta vivendo un’azienda costituita di sole donne a Shakhrisabz in Uzbekistan, ha deciso di raccogliere il loro grido d’aiuto.

”Qualche mese fa avevo contattato questa azienda con l’idea di poter vendere in Italia i loro manufatti: tappeti, copri cuscini, borse e tanti altro e così ci siamo conosciuti”.

L’azienda è nata 20 anni fa con lo scopo di dare lavoro alle donne del posto: “Purtroppo le possibilità occupazionali sono minime ed è per questo che nasce quest’azienda al femminile dove si fa tutto ancora a mano, senza nessun macchinario.

Sono prodotti realmente artigianali e realizzati con tecniche antiche”. Una realtà che oggi rischia di chiudere.

Uzbekistan chiama Trento: si vuole salvare l'impresa della donne

Saodat Razakova è uzbeka e da anni vive a Trento. Ma ha il suo Paese nel cuore. E ora cerca una "rete" per salvare un'azienda tutta la femminile che in Ubzekistan rischia di fallire a causa della pandemia e della crisi economica

“Purtroppo la pandemia ha messo in crisi il turismo, il mercato interno si è rallentato e poi ho ricevuto questo: ”Da 20 anni lavoriamo con persone del genere che con cuore aperto e con tanto entusiasmo creano miracoli fatti a mano con pazienza. Sono sempre di più giorno per giorno. Ringrazio Dio per queste cose. Non so se resisteremo ancora così tanto, ma non ho bisogno di un altro lavoro. Questo è il nostro modo di lavorare. Chi non sa quello che facciamo, venga da noi e guarda con i suoi occhi. Possiamo anche invitare il nostro Presidente e Hakimov. Chiunque siamo, in una sola parola, siamo persone semplici che senza l'aiuto di Dio, non siamo nessuno e niente. Il Presidente ha consapevolmente detto che se uno organizza almeno due lavori, si alza in testa.... perché sa quello che facciamo e rispetta gli artigiani. Lui sa benissimo cos'è occupato... Per l'amor di Dio, siamo soddisfatti di questo lavoro. Un grande in bocca al lupo a tutti voi.. Con rispetto”. Sinceramente non me la sono sentita di restare con le mani in mano”.

La sua idea qual'è? “Aiutiamo questa azienda femminile a superare il momento di difficoltà. Il mio primo pensiero è stato quello di promuovere la vendita dei pezzi singoli, raccogliere le richieste e poi procedere in unico blocco.

Purtroppo le spese di spedizione sono altissime. Allora si potrebbe organizzare un acquisto tipo all'ingrosso o comunque di un quantitativo significativo di merce per ammortizzare le spese. Penso alla rete di Mandacarù, ma possono essere tante altre realtà, poi una volta che i manufatti sono arrivati, si può procedere anche a delle singole vendite”.

Mi permetta con la crisi che colpisce duro in Italia, non le sembra utopistica l'idea di un’asse Trento – Uzbekistan?

"Vero però è anche vero che la catena solidale non si ferma ed è per questo che mi rivolgo a chi già fa riferimento ad una rete internazionale di solidarietà Oppure ad una grande distribuzione che potrebbe inserire nei prodotti in vendita anche quelli uzbeki”.

Saodat Razakov dopo aver lanciato l’appello aspetta che si possa realizzare il suo sogno: aiutare a sopravvivere un’azenda ventennale tutta al femminile.













Scuola & Ricerca

In primo piano