Trintinaglia, 100 anni di passione e foto

Apre oggi a Borgo la mostra che racconta la storia di 4 generazioni di fotografi tra cronaca nera, ritratti e foto mediche


di Marika Caumo


BORGO. Cento anni di scatti e pellicole, quattro generazioni accomunate dalla passione per l’arte fotografica. E quando in Valsugana si parla di fotografia, si parla dei Trintinaglia. Un secolo di storia, di storie, racchiuso in una mostra allo Spazio Klien che inaugura oggi alle 17.30 e rimarrà aperta fino al 27 ottobre. Il 25 sarà presentato anche il catalogo. Poi l'auspicio è quello che le centinaia di macchine fotografiche (ben 750, di cui è esposta una selezione), attrezzature e antiche stampe trovino spazio in un museo dedicato.

Ma torniamo a 100 anni fa, al 1913 impresso sulla prima foto di Tito Trintinaglia, che a 16 anni aprì un piccolo studio a Primolano. Poi la guerra, sfollato a Napoli dove lavorò per un grande fotografo. Finito il conflitto aprì a Bassano (che chiuderà nel '30), raddoppiando nel 1922 con lo studio di Borgo, nella Casa Apolloni come si legge ancora nella vecchia insegna esposta in mostra. Dei tre figli sarà l'ultimo, Umberto, classe 1937, ad ereditare le passioni del padre: musica e fotografia, portando avanti l'azienda. Durante la seconda guerra mondiale ci si sposta al primo piano di Casa Busana e nel 1952 i Trintinaglia si stabiliscono nell'attuale sede di Largo Dordi, di fronte a Casa Apolloni, dove è rimasta la sala di posa. C'è tempo anche per la famiglia. Nel 1962 Umberto si sposa con Luciana Gaiardo - «Moglie insostituibile in ogni spazio e competenza della bottega» - e nascono Paolo, Chiara e Luca. Ognuno è specializzato in un settore, dall’ottica (nel 2003 hanno aperto un negozio di foto ottica al centro commerciale, in cui lavorano Paolo e il figlio Marco), alla ritrattistica (Chiara), fino a Luca e a sua moglie Elisabetta, che si occupano del digitale e dei matrimoni.

Umberto gira per la mostra, da indicazioni sull'allestimento. Si sofferma sulle foto di famiglia, il matrimonio dei genitori, i fratelli. Ogni stanza racconta un ventennio di storia, collegato simbolicamente dai modellini di treni d'epoca, che colleziona. «Non c'è più la camera oscura, ora si lavora con i mini-lab e i plotter» ci spiega, raccontandoci com'è cambiato il lavoro. «Dal '93 con l'avvento del digitale, facciamo perlopiù riproduzioni di foto, oltre a matrimoni e ritratti, anche se molte persone usano ancora il rullino, ne stampiamo fino a 20-25 al giorno». Vengono da Trento e Bassano perché sono tra i pochi a stampare anche in analogico. Ma la maggior parte portano chiavette e schedine, con centinaia di foto da riprodurre. «Intelligentemente si pensa a fermarle su carta fotografica, così rimangono tutta la vita, a differenza di quelle riprodotte con stampanti laser o a getto d'inchiostro», aggiunge. Nella sua vita Umberto è stato anche corrispondente per il Gazzettino e fotografo per l'Alto Adige, collaborando col nostro (e compianto) Sergio Bonazza. «Quanti incidenti ho visto, giù per Grigno, a Marter. Mi chiamavano i carabinieri nel cuore della notte, dovevo fargli io le foto». Tragedie, vite spezzate che Umberto e Paolo hanno dovuto raccontare attraverso i loro scatti. E poi c’era il lavoro al centro tumori, per cui l'ospedale di Borgo era famoso. «Andavo in sala operatoria, assistevo alle operazioni e dovevo documentarle; fotografavo i tumori, ciò che veniva asportato dai pazienti», aggiunge.

Ci mostra quindi le prime macchine fotografiche di legno che riprendevano su lastra. Erano le «macchine da terrazza» che servivano per fare i ritratti, le foto di famiglia. «A Borgo la luce arrivò nel 1906 ma non si usava per questi scopi, così si usufruiva di quella naturale, con vetri, tendaggi e fondali per creare lo sfondo, gli effetti», ricorda Umberto. C'è anche il bromografo costruito da Tito e un ingranditore della Manzotti degli anni ’30. Col passare degli anni arrivano stampatrici e ingranditori moderni, l'Elaborato 138, il marginatore elettronico. E' riprodotta anche la linea di sviluppo, fissaggio, lavaggio, c’è la smaltatrice rotativa che con l'avvento della carta politenata (già lucida o opaca) viene sostituita dalla essicatrice. Fino alle tecnologie più moderne, ai grossi mini-lab esposti nel chiostro del municipio insieme a 12 pannelli con foto di Borgo di fine 1800, un archivio storico che i Trintinaglia conservano nella loro bottega.

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