Trento: San Giuseppe, una folla mai vista

La città presa d'assalto da 120 mila visitatori, complice il bel tempo


Alessandro Maranesi


TRENTO. Così tante non se n'erano davvero mai viste. Ieri circa 120mila persone hanno invaso il centro storico di Trento per la tradizionale fiera di San Giuseppe. In pratica, è come se la città fosse raddoppiata nel giro di qualche ora. A passeggiare, forse sarebbe meglio dire a cercare di farsi largo, moltissimi visitatori e turisti non solo italiani che hanno girovagato per le circa 700 bancarelle disseminate per le vie di Trento. In termini statistici le presenze hanno fatto segnare un più 20% di persone rispetto agli anni passati, segno che la fiera continua ad essere un ottimo strumento per attirare persone in città.
Inevitabile il traffico caotico nelle strade d'ingresso al centro, dalla rotatoria dell'A22 a lung'Adige Sanseverino. Vigili urbani mobilitati a elevare multe a gogo per parcheggi selvaggi, 14 le rimozioni forzate. Denunciati anche dieci borseggi.
Problemi di traffico a parte, contenti i commercianti, che hanno tenuto aperte le serrande: «La gente comincia a muoversi, sarà il bel tempo ma c'è un bel movimento» afferma Massimo Piffer, presidente dei dettaglianti trentini. E così la pensavano grossomodo tutti i negozianti, soddisfatti per una giornata di buoni e forse inaspettati guadagni. E' dunque scoppiata la primavera, non solo meteorologica, a Trento? Gli ambulanti, protagonisti della giornata, non la pensavano proprio così: «L'anno scorso eravamo in tre a questo banchetto e non riuscivamo a stare dietro alla clientela. Quest'anno sono da sola e basto ed avanzo» ci racconta sconsolata una venditrice di dolciumi. Subito però a due passi un suo collega, che vende prodotti siciliani, la smentisce: «Comincia a muoversi qualcosa, le cose per noi si mettono al meglio». E lo stesso affermano tutti quegli ambulanti che hanno esposto nella loro mercanzia prodotti particolari, un po'esotici o non comuni. Così si nota che vanno bene, in una par condicio geografica altrimenti introvabile, le burratine pugliesi e la Mortandela della Val di Non. O i pizzoccheri della Valtellina e le piantine di arance siciliane. Mentre vestiti e calzini, utensili e tovaglie sembrano ancora in crisi nera. «Dobbiamo puntare sulla qualità, non rincorrere il prezzo più basso e le banalità, altrimenti le fiere soccombono: i cinesi ci batteranno comunque sui costi e noi saremo costretti a cambiare mestiere» chiosa un venditore di pelletterie. Che continua: «Le spese sono tante, tra gasolio alle stelle e costi delle piazzole sempre più alti (a Trento si è pagato ieri circa 79 euro a stallo, ndr) non si fanno certo più gli affari di un tempo». Tra le strade ieri anche molte associazioni di volontariato: dai membri della Scuola provinciale cani da ricerca, rigorosamente accompagnati dai fidi compagni a quattro zampe, fino alle operosissime donne dell'associazione "Una scuola per Giuliano Lever" di Cavedine che armate di arnesi domestici offrivano crèpes per il mantenimento di una scuola in Congo. Ma le offerte, si sono lamentate le volontarie, latitavano un po'.
Non latitavano i visitatori invece a Trento Fiere, dove si è tenuta la seconda giornata della Mostra dell'agricoltura: «Abbiamo dovuto aprire persino una cassa in più. E quando c'è così tanta gente gli affari vanno sempre bene» afferma il presidente di Trento Iniziative Claudio Facchinelli. E c'è da credergli: alla fine hanno staccato 32.175 biglietti, più gli under 16 che non pagavano. Oltre ogni previsione. Non sarà ancora la primavera ma forse stiamo uscendo dall'inverno.

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