IL CANTIERE DI SPINI

Trento, nasce il nuovo carcere a prova di evasione

A Spini di Gardolo si sta completando la struttura destinata a sostituire quella di via Pilati



TRENTO. Forse non avrà la fama di «Alcatraz», ma a vederlo dall’esterno il nuovo carcere di Spini di Gardolo ha tutta l’aria di essere a prova di evasione. Mura di cinta alte - a occhio - almeno una ventina di metri, inferriate con punte acuminate, tre torrette di controllo su ogni lato con vetri antiproiettile. Insomma, un fortino impenetrabile che dovrebbe essere consegnato il 14 giugno. E il capocantiere giura: «Noi rispetteremo quel termine».
 Il cantiere più blindato che il Trentino ricordi procede spedito a nord della città. L’agente di sorveglianza dentro la guardiola scruta insospettito noi ospiti inattesi e poco desiderati. La soglia del cancello d’entrata non può essere varcata da nessuno che non sia stato preventivamente registrato. Succede così anche per gli operai e le maestranze, quattro volte al giorno, mattina e pomeriggio. In questo cantiere protetto niente può essere lasciato al caso. «Disposizioni del ministero» - taglia corto la sorveglianza. Il capocantiere non dà molta più soddisfazione: «Ogni notizia che riguarda questo posto è riservata». Vana ogni speranza di ficcare il naso all’interno, figuriamoci scattare qualche foto.
 Veniamo respinti con perdite: «Se vi va di perdere un po’ di tempo - consiglia con un sorriso ironico stampato sulle labbra il capocantiere - provate a chiedere un’autorizzazione al ministero. Arrivederci».
 Per capire come sarà il nuovo carcere di Spini, dunque, bisogna accontentarsi di una vista esterna. La struttura è impressionante ma - pur trattandosi di un carcere - anche elegante. Edifici giallo canarino si alternano a strutture bianche, adornate con grandi finestre. Gli spazi sono ampi, ariosi. Il muro di cinta si staglia in tutta la sua possenza come a dire: «Non provateci neanche». Tre torrette su ogni lato offrono una visuale perfetta su tutto il perimetro. Vetri blindati offrono protezione totale per i futuri «guardiani». Sull’esterno, ogni cinque metri, è stato installato un faro a fianco al quale è stata montata una telecamera a circuito chiuso. Non c’è un metro - sia dentro che fuori dal muro di cinta - che non venga coperto dall’occhio umano o da quello digitale.
 La Paganella scruta dall’alto questa fortezza inespugnabile. Su circa dieci ettari di terreno sorgerà un carcere all’avanguardia sia per gestione degli spazi sia come tecnologia. Ospiterà la struttura carceraria vera e propria, ma anche edifici residenziali per il personale e strutture di servizio.
 Dopo la consegna dei lavori ci vorrà ancora qualche mese prima del materiale spostamento dei detenuti: «E’ necessario - spiega Benedetto Caldaralo, agente di polizia penitenziaria a Trento e sindacalista del Sinappe - che tutto sia pronto nella nuova struttura. Il trasferimento dei detenuti è l’ultima operazione che faremo».
 La struttura di Spini potrà ospitare fino a 240 detenuti insieme ai quali dovranno convivere (a regime) 300 agenti. Queste le proporzioni, ma nel vecchio carcere di via Pilati già si scommette sul futuro della struttura: «Noi siamo un centinaio di agenti che controllano 180 detenuti - afferma Caldaralo - e non ci sono segnali che il ministero abbia intenzione di assumere in tempi brevi i 200 agenti che mancano all’appello. Sarà un carcere a mezzo servizio».













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