Trento: le nuove lucciole senza protettori

Una notte con la Polizia impegnata nei controlli contro la prostituzione



TRENTO. I fanali delle auto di passaggio illuminano le sue gambe lunghissime e il suo volto truccato. Milena è nata in Ecuador, è simpatica, bella e parla volentieri. È una delle tante ragazze che vendono il proprio corpo lungo le strade del capoluogo. Sono venezuelane, colombiane, ecuadoriane, romene e costituiscono il variegato mondo della prostituzione in città. Spesso, sui marciapiedi, vicino a loro, ci sono anche ragazze nigeriane, ma a dispetto della distanza fisica, tra loro c'è un abisso. Le africane, che salgono ogni sera con il treno da Verona e da Brescia, sono sfruttate da organizzazioni internazionali che le fanno arrivare in Italia e poi le costringono a prostituirsi sotto la minaccia di ritorsioni nei confronti dei famigliari rimasti in patria, le altre invece sono professioniste "libere", che spesso esercitano a pochi passi da casa e che non devono rendere conto ad alcun protettore. Ne abbiamo conosciuto alcune venerdì, quando abbiamo partecipato ad uno dei tanti servizi che gli agenti della Questura conducono contro la prostituzione. Servizi di prevenzione voluti dal questore Giorgio Iacobone per rispondere alle istanze delle circoscrizioni, contrastare la criminalità e salvaguardare la dignità delle donne. Venerdì, di nigeriane, alla stazione ferroviaria non c'era nemmeno l'ombra: forse avvisate della presenza della Polizia, hanno rinunciato alla trasferta trentina.













Scuola & Ricerca

In primo piano