Trento: in sedici insigniti per l'impegno sociale

Le nuove onorificenze al merito tra professionisti, dipendenti e rappresentanti dell'ordine


Nicola Morandi


TRENTO. Sono sedici i nuovi iscritti all'Omri (ordine al merito della Repubblica italiana tra grandi ufficiali, cavalieri e commendatori) decorati ieri mattina al Commissariato del Governo. Presenti le massime autorità provinciali e i sindaci dei Comuni di residenza degli insigniti. C'è il finanziere in pensione, il generale di Brigata, l'ex dipendente Telecom, il direttore di filiale.
«In Trentino non siamo bravi né più né meno degli altri - ha spiegato il commissario del Governo Francesco Squarcina - ma sicuramente lo spirito solidale fa sì che molte persone siano in possesso dei requisiti per essere insigniti di questo genere di benemerenze». Persone che hanno trovato non solo nel loro lavoro un modello di vita, ma che si sono spesi - e continuano a spendersi - per il sociale. Persone conosciute in città: tra i volti storici di Trento, decorato anche Franco Oppici da oltre un trentennio gestore del ristorante-birreria "Forst" ma anche persone che continuano a dare il loro contributo alla società come Giuseppe Bertoldi, dipendente della Provincia, socio fondatore e coordinatore dell'Avulss di Trento. Quindici uomini e una donna che arrivano da Trento, Levico Terme, Rovereto, Villa Lagarina, Cembra, Vezzano, Romeno, Riva del Garda, Pergine e Cavedine. Diventano grandi ufficiali Giuseppe Bertoldi e Raffaello Sampaolesi, commendatore Enere Liscio, ufficiali Luigi Budini, Isidoro Furlan, Silvano Piazzino Battista Polinioli, cavalieri Angelo Ancona, Michele Delladio, Bruno Morace, Franco Oppici, Aldo Redmuller, Gabriella Rigatti, Mario Tecilla, Giuseppe Toccoli ed Enzo Matteo Todaro. «In questi ultimi anni c'è una maggiore selezione - ha commentato il presidente nazionale dell'Unci, unione nazionale cavalieri italiani, Ennio Radici - perché c'è stato un taglio del 50% per le benemerenze». Radici fatica a digerire invece le onorificenze agli atleti dal capo di Stato, visto «che questi giovani non sembrano molto interessati».
Perché per diventare cavaliere non basta avere 36 anni, non avere pendenze penali e aver lavorato: importante è l'impegno sociale. «Ogni anno, il 2 giugno (festa Repubblica) e il 27 dicembre (Costituzione) - ha chiuso il presidente - insigniamo in Italia circa 6400 persone e la maggior parte opera nel volontariato».













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