Trento, consiglio provinciale: la maggioranza sostiene Dorigatti per la presidenza

Via libera dei capigruppo, ma a un patto: «Non faccia politica come Kessler»



TRENTO. Bruno Dorigatti non è più il candidato del solo Partito Democratico alla presidenza del consiglio provinciale di Trento ma verrà proposto in aula dall'intera maggioranza di centro sinistra autonomista. L'intesa sul nome del sindacalista della Cgil è stata raggiunta ieri mattina al termine di una riunione dei capigruppo di maggioranza, presente lo stesso candidato presidente.
Che la scelta del sostituto di Giovanni Kessler spettasse al Pd nessuno, in maggioranza, lo aveva mai messo seriamente in dubbio anche se qualche forza di maggioranza - come il Patt - fin da subito ha tenuto a chiarire di non voler votare candidati al buio senza preventive garanzie. E di garanzie, infatti, si è parlato nell'incontro di ieri quando sia il Partito autonomista, sia Bombarda dei Verdi che Bruno Firmani dell'Italia dei Valori hanno vincolato il proprio appoggio a Dorigatti ad un forte segnale di discontinuità rispetto alla gestione dell'aula condotta da Gianni Kessler.
A procurare i mal di pancia in maggioranza sono state le (frequenti) fughe in avanti solitarie del presidente dimissionario (ieri a Bruxelles per le visite mediche all'Olaf) Gianni Kessler, protagonista in questa prima parte di legislatura di iniziative personali mal digerite dagli alleati. Ieri sono stati citati alcuni esempi, come il disegno di legge sulle acciaierie di Borgo, in dissonanza rispetto a quello cui stava lavorando il collega di partito e assessore Alberto Pacher o il ddl sulla protezione civile, che contiene modifiche sostanziali rispetto a quello proposto dalla giunta. Per non parlare delle decine e decine di emendamenti che hanno portato la sua firma e che, in qualche occasione, lo stesso Kessler ha voluto spiegare e discutere in aula abbandonando la poltrona di presidente per tornare temporaneamente a fare il normale consigliere.
Una gestione dell'aula, quella kessleriana, che ha spesso irritato le minoranze e che non è mai andata giù nemmeno ad una parte della maggioranza che ieri ha chiesto a Dorigatti di cambiare stile. E lui, il candidato presidente, ha dato la propria disponibilità a riportare maggiore serenità nei rapporti con gli alleati assicurando una serie di impegni. Primo: quello di non presentare disegni di legge autonomi che non siano stati preventivamente condivisi con gli alleati. Secondo: a non farsi portavoce o firmatario di emendamenti a leggi in contrasto con la linea generale della maggioranza. Dorigatti (da spirito libero qual è) ha però rivendicato la possibilità di esprimersi su temi politici generali. «Abbiamo trovato un'intesa solida sul nome di Dorigatti - spiega il capogruppo dell'Upt Giorgio Lunelli - nella consapevolezza che in questa fase politica abbiamo bisogno di un forte raccordo tre esecutivo e legislativo, tra giunta e consiglio. Dorigatti si è detto disponibile a ridare centralità a questo ruolo di raccordo e per noi questa è una garanzia sufficiente».
Chiusa la partita dentro la maggioranza, ora il Pd dovrà cercare una convergenza anche con l'opposizione sul nome di Dorigatti. E mentre dalla Lega le preclusioni sembrano più limitate, dal Pdl la chiusura appare più netta.
Ieri intanto si è fatta sempre più sicura la notizia che Kessler si dimetterà presto anche da consigliere. Se ne è parlato nella riunione dei capigruppo, con Zeni che spiega: «Mi sembra inevitabile». (lu.pe.)













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