Sfrattata la figlia di Zandonai

Jolanda, 82 anni, vive nel ricordo del compositore. «Sindaco aiutami»


Paolo Piffer


ROVERETO. Ogni sfratto, per quanto legittimo, è certo doloroso. Per chi lo subisce. Specialmente se si tratta di una signora di 82 anni che non vuole abbandonare l'appartamento. E se poi l'anziana è la figlia di una delle "glorie" cittadine, il compositore Riccardo Zandonai, la questione esula certo dalla sfera privata. Se mai, in questi casi, ce ne fosse una. E può anche andar oltre il diritto. Toccando sensibilità verso cui va posta attenzione, come per chiunque sia "precipitato" in tale disagio.

Lei è la signora Jolanda Tarquinia Zandonai e abita, in affitto, da una quindicina d'anni, in un grande appartamento di circa 140 metri quadri in via Paoli, a due passi dal centro. In precedenza ha vissuto per cinquant'anni nell'Eremo di via Castelbarco, villa di proprietà del barone Malfatti.

In via Paoli paga 400 euro al mese a fronte di una pensione di poche centinaia e fa fronte alla pigione con i soldi ricavati dalla vendita di un paio di immobili pesaresi, dove il padre, oltreché formarsi al Liceo musicale "Rossini", diresse il Conservatorio. L'appartamento, come altri in città, è dell'avvocato Paolo Mirandola, capogruppo del Pd in consiglio comunale, presidente del Festival Mozart. Uomo, quindi, guarda te il caso, di profonda sensibilità musicale. Scaduto il contratto d'affitto, e non rinnovato (l'intenzione è quella di vendere l'appartamento), dopo un anno di proroga il professionista ha avanzato la richiesta di sfratto, convalidata dal tribunale. Il prossimo passo è l'arrivo dell'ufficiale giudiziario, presumibilmente a settembre.

La signora Jolanda non vuole andarsene. «Sono anziana - dice - non ce la faccio a traslocare. E se proprio, provocatoriamente, vendo l'archivio (una parte è già in biblioteca, un'altra è custodita in casa e la signora ha disposto che, alla sua morte, venga donata al Comune ndr) e me ne vado in casa di riposo. Chiedo di incontrare il sindaco Miorandi per trovare una soluzione. E pensare che mi era stato promesso che sarei potuta rimanere qui per sempre. Adesso sono stanca, non esco quasi più, una volta alla settimana chiedo ad un taxista amico di accompagnarmi a fare la spesa».

Da una delle pareti dello studio il ritratto del genitore, eseguito da Umberto Moggioli, la guarda, complice. A fianco, su un leggio, c'è il "manoscritto" originale della "Francesca da Rimini", l'opera più nota del compositore roveretano, su testo di Gabriele D'Annunzio. Lo scrittoio del padre Riccardo è pieno di spartiti e documenti. Una casa-scrigno, dall'ampia biblioteca. Un carico di ricordi, memorie, cultura sedimentata. Dalle quali la signora Jolanda non vuole né allontanarsi né separarsi.

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