Sfida Cantiere-Patt col rischio astensione

Test per gli equilibri del centrosinistra, che in alcuni Comuni corre diviso A Trento il centrodestra insegue il ballottaggio in una campagna sotto tono


di Chiara Bert


TRENTO. In 141 Comuni trentini domani si vota per eleggere sindaci e consigli comunali: 361.581 elettori, con l’incognita astensionismo che pesa sempre più fortemente su tutti gli appuntamenti elettorali. Un appello a non disertare le urne è arrivato anche dal presidente della Provincia Ugo Rossi: «In particolare alle comunali possiamo decidere chi deciderà per le nostre comunità».

Test per il centrosinistra: sfida Cantiere-Patt.

Dal punto di vista politico, il voto sarà il primo banco di prova a un anno e mezzo dalle provinciali del 2013, e ancor più un test interno alla maggioranza, che potrebbe decidere futuri equilibri e alleanze, anche alla luce della nuova legge elettorale nazionale. Il Patt punta a consolidarsi come secondo partito della coalizione, alle spalle del Pd e a discapito dell’Upt che a Trento si presenta con la nuova veste del Cantiere civico democratico, la sperimentazione voluta da Dellai con lo sguardo rivolto al cantiere nazionale di Matteo Renzi. Nel 2009 a Trento Andreatta vinse con il 64,4%: il Pd primo partito con il 29,8%, l’Upt al 17% e il Patt al 4,7%. Quattro anni dopo, elezioni provinciali 2013, gli equilibri erano cambiati così: Pd al 30,9%, Patt balzato al 10,9% e Upt terza con il 9,68%. Chi si piazza secondo conquista il vicesindaco, papabile candidato sindaco tra cinque anni. A Rovereto, seconda città del Trentino, il centrosinistra si è dilaniato prima di ricompattarsi (perdendo un pezzo di Upt) sul sindaco uscente Andrea Miorandi: che ora deve vedersela non solo con il candidato del centrodestra Marco Zenatti ma anche con quello civico Francesco Valduga. In diversi Comuni - come Mori, Mezzolombardo, Cles, Storo, Cavalese - il centrosinistra autonomista si è diviso e anche lì sarà interessante capire soprattutto il peso degli autonomisti.

La rincorsa del centrodestra.

Abituati a correre ciascuno con il proprio candidato di bandiera e dunque - nelle ultime elezioni - con nessuna chance di vincere contro la corazzata del centrosinistra - questa volta le forze di opposizione si sono unite a sostegno di Claudio Cia. Chi tra Civica Trentina (il partito del candidato sindaco) e Lega otterrà più consensi, otterrà anche la leadership della coalizione da giocare in chiave provinciale.

Rischio astensionismo.

Per tutti peserà il rischio dell’astensione dal voto, che il termometro di osservatori e candidati dà come particolarmente alto nelle città. «Colpirà soprattutto il centrosinistra - avverte il segretario della Lega Nord Maurizio Fugatti - a Trento noi abbiamo costruito un’alternativa di coalizione ad Andreatta, chi vuole cambiare va a votare, i nostri sono motivati, dall’altra no. Ecco perché Cia può andare al ballottaggio». Se sia una possibilità reale o solo una speranza del centrodestra lo si capirà domani sera a urne chiuse (si vota dalle 7 alle 21). Ma che il centrosinistra tema che una parte del suo elettorato diserti le urne è apparso chiaro anche ieri, durante l’intervento finale della vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, quando il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi ha detto che «la principale insidia oggi è la disattenzione, è importante convincere a votare centrosinistra e il risultato del Pd è decisivo per mantenere un Trentino accogliente, solidale, che non si rinchiude dentro le mura, e per aiutare la Provincia ad essere meno sola». Ma anche, ha aggiunto, «perché serve una città autorevole nei confronti della Provincia».

Campagna sotto tono.

La campagna elettorale è trascorsa piatta, senza sussulti. «Stanca», l’ha definita ieri la segretaria del Pd Giulia Robol, «la disaffezione si sente ma ci sono le condizioni per proseguire un buon governo e il Pd ha una forte responsabilità».

A Trento il centrodestra ha accusato il sindaco uscente Alessandro Andreatta di essere stato un candidato fantasma. E la chiusura della campagna elettorale, anticipata a giovedì senza nessuna pubblicità e con una piazza Battisti semideserta, è stata il polso di quantomeno di uno scarso entusiasmo dell’elettorato e degli stessi militanti. Non ha fatto molto di più il centrodestra, che questa volta si presenta sì unito in coalizione a sostegno di Claudio Cia, ma che la chiusura di campagna elettorale non l’ha nemmeno organizzata: le ultime ore ogni partito ha deciso di dedicarle a se stesso. Gli unici lampi, nell’ultima settimana, sono arrivati dai leader nazionali, e in particolare dai due Matteo del momento, Renzi e Salvini. Chissà se sarà il richiamo nazionale a portare qualche elettore in più domani a votare.

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