Sesso con l'allieva: 4 anni e 2 mesi

Condanna bis per il maestro Zoran Milenkovic: «Solo falsità, farò appello»


Giuliano Lott


ROVERETO. La seconda sentenza è una seconda, durissima batosta per il maestro Zoran Milenkovic: dopo la condanna a due anni per l'accusa di molestie a due minorenni allieve di violino, quella di ieri è ancora più severa. Quattro anni e due mesi per aver avuto rapporti di natura sessuale con una ragazza che all'epoca (nel 2004) aveva solo 13 anni.

Milenkovic non ha battuto ciglio. «Era logico aspettarsi una condanna, in un certo senso era già scritta, ma per me questo è solo il primo tempo. In appello, in una città diversa, con meno pressioni, ciò che di falso è stato raccontato su di me potrebbe venire alla luce. Sono stato dipinto come il cattivo della storia, ma resto tranquillo, in pace con la mia coscienza. E non mi arrendo» spiega raccogliendo dal banco degli imputati il libro di Branko Miljkovic, il grande poeta serbo morto suicida nel 1961, a 27 anni, che gli ha fatto compagnia mentre la terna giudicante si stava consultando in camera di consiglio.

La condanna, a ben guardare, non è stata spietata: il sostituto procuratore Valerio Giorgio Davico aveva chiesto una pena di 6 anni e 9 mesi. Tuttavia la figura del maestro Milenkovic ne esce compromessa, al di là della quantificazione della pena, per la gravità delle accuse. La ragazza che lo ha incolpato oggi ha ventun anni e all'epoca dei fatti, quando era un'allieva del violinista, era molto innamorata di lui. Questo ha raccontato in incidente probatorio - non è però stata mai sentita in udienza -, aggiungendo che si era trattata di una relazione lunga, durata dai primi mesi dell'anno all'autunno.

In tutto, una decina di mesi in cui gli incontri intimi sarebbero stati parecchi. In gran parte (sempre stando alla versione della ragazza, convinta dal suo nuovo boyfriend a vuotare il sacco a sette anni di distanza) nella aule della scuola in cui il maestro insegnava, ma in due precise occasioni a casa Milenkovic. Dove lo scorso anno gli agenti di pg della polizia di stato, incaricati delle indagini dal pm Davico, hanno eseguito un sopralluogo: benchè Milenkovic avesse nel frattempo traslocato in un altro appartamento, la descrizione della mobilia resa dalla ragazza coincideva con grande precisione.

Nel complesso, l'impianto accusatorio ha retto, tanto che il collegio presieduto dal giudice Corrado Pascucci - lo stesso della sentenza passata, con i giudici a latere Ilaria Cornetti e Maria Teresa Dieni - non ha esitato molto per decidere. Per Milenkovic, il racconto della ragazza sarebbe frutto di fantasie maturate in un contesto famigliare tutto da verificare. Per i giudici invece lei è credibile, anche quando spiega il motivo per cui ha raccontato la sua verità sette anni dopo i fatti: era invaghita del maestro, non l'avrebbe mai voluto inguaiare raccontato episodi scabrosi.

Tra i due (è sempre la versione della ragazza) ci sarebbero stati toccamenti, rapporti orali ma mai completi. Tra le pene accessorie, 35 mila euro di risarcimento alla parte civile e l'interdizione perpetua dall'insegnamento Milenkovic scuote il capo: «Questa è una cosa che non accetterò mai. In 40 anni di professione non ho mai avuto una lamentela». L'appello? Scontato, spiega il legale.













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