l'allarme

Senzatetto, «invasione» a Trento dagli altri comuni

La denuncia: «In troppi in città da Rovereto e dalle valli soltanto per mangiare» Il presidente delle autonomie Bisoffi: «Problema reale, pronti a dei correttivi »


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Vi è una sorta di “turismo” dei senzatetto che sta mettendo alle corde il volontariato cittadino. Non si parla di profughi, ma di persone indigenti a vario titolo (e anche di qualche furbastro) che sceglie di partire da Rovereto, piuttosto che dalle valli, per venire a pranzo a Trento: al Punto d'Incontro il più delle volte, ma rivolgendosi anche a Trentino Solidale. Dopo il pasto (o dopo aver ritirato gli aiuti) gli stessi ripartono in treno per tornarsene da dove sono venuti.

Il risultato di questo pendolarismo è quello di fiaccare l'entusiasmo di un volontariato encomiabile e, pure, di suscitare qualche ragionamento ulteriore sul meccanismo dell'assistenza.

Di recente questo approccio è stato tentato in una commissione consiliare per le politiche sociali: «La mission del Punto d'Incontro è quella di rispondere ai bisogni di base, in modo particolare i pasti: per il pranzo ci sono 66 posti, con due turni di accesso. E' presente un servizio docce, la possibilità di lavare i vestiti, una saletta di accoglienza dove è possibile consumare la colazione. C'è poi un lavoro di segretariato sociale per il rilascio delle tessere e colloqui per conoscere le storie delle persone» spiega Giorgio Viganò, presidente del Punto d'Incontro.

«Con perplessità osserviamo che arrivano anche persone dalle valli attorno a Trento. Ci si chiede se non sia possibile trovare soluzioni in loco, tipo dei rifugi di valle. Anche la situazione di Rovereto è in parte carente: la città offre un dormitorio, il Portico, ma poi le persone ospitate prendono il treno, senza biglietto, e vengono a Trento per mangiare».

Un inverno più freddo che mai ha esasperato questa situazione di mobilità dei senzatetto anche per quanto riguarda i posti letto, quest'anno aumentati per fare fronte alle richieste. E ad una organizzazione rodata e attenta alle richieste del territorio cittadino si è presentata la stessa utenza pendolare che ha mandato in crisi il meccanismo: «Una riflessione ed un ragionamento su questo fenomeno va fatto. Coinvolgendo anche il sistema delle autonomie locali. Anche perché la tendenza di questi anni è quella di orientarsi sempre più verso strutture di piccole dimensioni, con esperienze che coinvolgano gli ospiti stessi. Verso case piuttosto che dormitori e anche via Lavisotto, quando sarà pronta, sarà una struttura piccola» conferma l'assessore alle politiche sociali del capoluogo Maria Chiara Franzoia.

Ed il presidente del consiglio delle autonomie, Stefano Bisoffi, non cade certo dalle nuvole. Anzi: «Sappiamo che questo tipo di problema esiste ma non mi sento di dire che ci sia un atteggiamento passivo delle periferie nei confronti del capoluogo. Non c’è dubbio però che la durezza di questo inverno abbia acuito i fenomeni di mobilità di queste persone indigenti. Una cosa è certa: ciascuna realtà è strutturata per l’assistenza in base alla propria dimensione, quindi è abbastanza normale che sia Trento ad avere il maggior numero di servizi. Detto questo siamo disponibili ad una messa in rete ancora maggiore per evitare di mettere in difficoltà il volontariato del capoluogo» osserva Bisoffi.

Insomma l’esigenza di ritoccare qualche meccansimo pare imprescindibile. E non basterà, probabilmente, il solo ritorno a temperature più miti.













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