«Sconvolto dall’ennesima richiesta di denaro» 

Poche ore prima di sparare nello studio dei commercialisti, Ivan Hörmann aveva ricevuto una lettera che gli ingiungeva di versare soldi ai creditori



TRENTO. Aveva ricevuto una lettera con la richiesta di una grossa somma di denaro proprio martedì mattina. Per questo Ivan Hörmann non ci ha visto più e ha preso la decisione di sistemare la questione. Come non lo sapeva esattamente. Prima è andato a Taio, a casa della famiglia che aveva acquistato la sua casa, ma il padrone di casa non c’era.

C’era l’anziana madre che gli ha detto di tornare al pomeriggio e lui lo ha fatto senza colpo ferire. Ieri l’uomo che è entrato armato nello studio dei commercialisti Rinaldo e Christian Pola e ha sparato tre colpi di pistola è comparso davanti al giudice Marco La Ganga per l’interrogatorio di convalida dell’arresto. La Procura lo accusa di tentato omicidio, sequestro di persona, minacce e porto abusivo di armi. Ieri, assistito dall’avvocato Andrea de Bertolini, Hörmann ha ricostruito la giornata di martedì e ha ribadito che non voleva uccidere nessuno, ma soltanto cercare di risolvere il suo problema. E per convincere i commercialisti si era portato dietro le armi.

Rispondendo alle domande del giudice La Ganga, l’uomo ha detto che voleva che i commercialisti facessero qualcosa, che telefonassero a chi poteva risolvere i suoi guai. Ma non sa dire a chi dovesse essere fatta questa telefonata. Ha anche pianto, Ivan, ha detto che quella mattina ha ricevuto l’ennesima richiesta di denaro. Una richiesta che lo ha destabilizzato. A questo punto, ha raccontato di aver preso le armi che aveva lasciato su un tavolo, tutte insieme, il coltello, la pistola e la balestra. Ha aggiunto che non c’era nessuna volontà di far male, ma solo quella di essere convincente. Voleva farsi ascoltare e, infatti, davanti al giudice ha ripetuto per cinque volte: «mi dovevano ascoltare». Con questa convinzione prima, verso le 10 di mattina, si è presentato alla casa dell’uomo che aveva acquistato all’asta la sua casa e poi è corso a Caldonazzo. Ha raccontato di essersi innervosito quando è stato affrontato da Rinaldo e Christian Pola. Lui impugnava la pistola e i due commercialisti cercavano di allontanarlo, di farlo uscire. Ma lui non se ne voleva andare. Non prima di aver risolto il suo problema. Di aver trovato la strada per conservare la sua casa o di riavere indietro i 30 mila euro di caparra versati. A questo punto ha sparato i due colpi verso terra. Dopo gli spari, i due commercialisti sono scappati in una stanza attigua e lui è tornato nell’atrio. Quello che è successo in questa stanza sarà cruciale per il processo. L’uomo dice di non ricordare di aver esploso un terzo colpo, ma non lo nega.

La moglie di Rinaldo Pola, invece, ha raccontato ai carabinieri che Hörmann le ha puntato addosso la pistola e ha sparato. Si tratta di vedere se l’uomo ha sparato per uccidere e da questo dipende l’accusa di tentato omicidio. Il processo si giocherà su questo. E saranno importanti le analisi balistiche sul colpo. Oltre che su questo, si discuterà molto sulle condizioni di salute dell’uomo che era in uno stato di fragilità e disagio psichico da molto tempo.















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