Sant'Apollinare, finito il lungo esilio

Ieri dopo sei anni di lavori riaperta ai fedeli la chiesa di Piedicastello


Margherita Ornati


TRENTO. Dopo sei lunghi anni di attesa, dopo le proteste del parroco contro la Provincia per uno svolgimento dei lavori troppo lento e una comunità che ha partecipato alle funzioni religiose in un tendone posto in giardino sfidando il freddo invernale e l'afa estiva, riapre le porte la chiesa di Sant'Apollinare. Il secondo tempio più antico di Trento ha subito una ristrutturazione radicale e ieri sera con la funzione pasquale è tornato ad ospitare i fedeli. Don Piero Rattin, il parroco racconta: «Mi sento soddisfatto e sollevato. Io e i fedeli ci auguriamo che il completamento dei lavori arrivi presto, intanto la chiesa rimarrà aperta tutta la settimana di Pasqua e per permettere la fine della ristrutturazione verrà uilizzata dalla comunità solo il sabato e la domenica. La vera inaugurazione sarà tra un mese circa, confidando nell'operato degli addetti ai lavori».

La comunità del quartiere di Piedicastello è felice di riavere la propria chiesa. Lo conferma Edoardo Fracalossi mentre brinda alla riapertura: «Siamo molto felici ed emozionati per questo evento», mentre Tullio Tamburini trova del buono anche agli anni di esilio: «La tenda è stata comunque un grande momento di raccoglimento per la comunità che ha risposto molto bene a questo senso precario della vita che la tenda ci rappresentava. Ma avere la nostra chiesa è molto meglio». I lavori di ristrutturazione erano iniziati nel 2006 diretti dall'architetto Ivo Maria Bonapace presente alla riapertura e soddisfatto dell'esito: «Per prima cosa siamo scesi di un metro e cinquanta sotto il livello del terreno con gli scavi facendo emergere meglio la cinta esterna che circonda la chiesa e le lapidi poste sopra. Abbiamo scoperto così l'antica pianta e l'antico fonte battesimale».

Questo è rimasto comunque visibile grazie ad una lastra trasparente allineata al pavimento, menre sopra poggia il più recente fonte battesimale che risale al cinquecento. «La vera sorpresa emersa con l'abbassamento degli scavi - prosegue l'architetto - è stata la scoperta dell'altare originale del cinquecento» che ora sostituisce quello precedente posto nella nuova custodia eucaristica. Questa è stata ricavata dal vecchio locale caldaia e dalla sacrestia, che è stata totalmente ricostruita.

«Durante il restauro, abbiamo scoperto sul soffitto della chiesa quattro dipinti degli Evangelisti, "nascosti" da affreschi ottocenteschi di libera interpretazione. Gli Evangelisti sono rappresentati con il viso d'animale: Marco con il leone, Luca con il bue e Giovanni con l'aquila. Matteo, invece, ha il viso di un angelo». Claudio Valer che ha seguito la parte amministrativa dei lavori racconta: «Il crocifisso all'interno della chiesa era quello del Doss Trent e durante i lavori è stato custodito nella chiesa di S. Lorenzo e portato in Sant'Apollinare venerdì durante la Via crucis. I banchi sono invece quelli originali e sono stati semplicemente ripuliti».

Con questa radicale ristrutturazione Sant'Apollinare ha riacquistato la sua ampiezza gotica. «Per combattere l'umidità - aggiunge Bonapace - è stato fatto un impianto di riscaldamento ad aria ed un impianto a pavimento». La chiesa rimane ora nelle mani del parroco e dei fedeli che di loro spontanea volontà partecipano attivamente al completamento dei lavori.













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