La polemica sull’Apsp de Tschiderer 

Rsa, scoppia il caso delle cure intermedie

Trento. Scoppia il caso delle cure intermedie nelle case di riposo del Trentino. In particolare, su 20 posti che erano stati aperti all’apsp Beato de Tschiderer. Con un botta e risposta al suono di...



Trento. Scoppia il caso delle cure intermedie nelle case di riposo del Trentino. In particolare, su 20 posti che erano stati aperti all’apsp Beato de Tschiderer. Con un botta e risposta al suono di smentite.

Facciamo un passo indietro. Ieri il Patt ha convocato una conferenza stampa per spiegare cosa sta succedendo e annunciare un’interrogazione su quanto sta accadendo. Il progetto delle cure intermedie era iniziato per volontà della precedente Giunta provinciale che aveva ritenuto di iniziare un percorso di sperimentazione al fine di valutarne l’efficacia. La sperimentazione era partita proprio da questa Apsp: grazie a una recentissima ristrutturazione, aveva un nucleo di 20 posti letto specifico proprio per le cure intermedie. «L’Apsp ha dovuto adattare la propria struttura - ha spiegato ieri Paola Demagri del Patt -. Oltre agli investimenti materiali fatti, ha anche dovuto formale il personale che si è occupato durante la sperimentazione di seguire i pazienti».

I risultati della sperimentazione sembra siano stati postitivi, tanto che l’assessora Stefania Segnana aveva ribadito di voler estendere a tutto il Trentino questo modello. Poi cos’è successo? «Inspiegabilmente l'assessore ha deciso di terminare l’esperienza con l’Apsp Beato de Tschiderer e di attivarne una con l'Ospedale San Camillo - ha detto Demagri -. Ci sembra una scelta assurda, poiché se la sperimentazione ha funzionato, che senso ha trasferire le cure intermedie in una struttura che dista 450 metri da quella già attrezzata e funzionante?».

«Vogliamo sapere da Segnana cosa ne sarà dei dipendenti formati, degli investimenti fatti e soprattutto se verranno ridotti i posti di cure intermedie, anziché aumentati come tutto suggerirebbe».

A stretto giro sono arrivate le precisazioni dell’assessora. «Gli interroganti sono perfettamente al corrente della situazione venutasi a creare alla struttura di via Piave, che ha visto fra l’altro le dimissioni presentate dal direttore Bottamedi alcune settimane or sono e delle quali siamo venuti a conoscenza dai giornali», spiega l’assessora. «Piuttosto invito i consiglieri del Patt a domandare direttamente alla presidente Stenico, nominata dalla precedente Giunta, come mai il suo predecessore aveva aderito a tale progettualità rendendo un servizio importante al capoluogo e ritenendo le tariffe e l’organizzazione coerenti con il bilancio dell’Apsp mentre lei, dopo solo pochi mesi dal suo insediamento, ha ritenuto tali attività, insostenibili dal punto di vista economico tanto da domandarne la chiusura e la riconversione in 20 posti letto di Rsa». In altre parole, tutto sarebbe stato annullato per richiesta della presidente Eleonora Stenico.

La quale, però, smentisce l’assessora con una mail inviata ai giornali e l’inoltro di una lettera ufficiale inviata alla stessa Segnana lo scorso 21 ottobre. In cui si legge la volontà di proseguire, invece, con la sperimentazione.













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