Rovereto: finti separati per i contributi casa, a giudizio

Ex marito e moglie rinviati a giudizio per truffa ai danni della Provincia



ROVERETO. Nel 2004 la coppia si è separata, con tanto di divisione dei beni. Lo dicono gli atti. Ma la moglie ha continuato a vivere sotto lo stesso tetto, a dormire nello stesso letto, a trascorrere le vacanze insieme al marito. Passavano insieme persino le domeniche. Fino al 2009, quando si è stabilita nella casa da lei acquistata e restaurata grazie ai fondi provinciali, concessi dopo la separazione. Secondo il marito, la separazione era fin dal principio una farsa, messa in piedi con l'unico scopo di accedere ai finanziamenti pubblici: avendo tre figli minorenni a carico, la donna avrebbe ottenuto ciò a cui non avrebbe avuto diritto, per via della condivisione dei beni con il marito. Ovvero, 58.570 euro a fondo perduto, più altri 47 mila per l'abbattimento degli interessi sul mutuo. A conti fatti, oltre 100 mila euro che - stando a quanto il marito ha raccontato al presidente del tribunale, il giudice Corrado Pascucci - rendevano assai conveniente cessare di essere, almeno sulla carta, una coppia sposata. Ma a parere della Procura, alla quale Pascucci aveva rinviato gli atti, questa ipotesi configura un truffa. E infatti gli ormai ex coniugi si dovranno rivedere, ma in un'aula di tribunale, per rispondere di aver dichiarato il falso per «procurarsi ingiusto profitto», come recita il codice penale. Ma oltre all'ipotesi della truffa ai danni della Provincia, il marito ritiene di essere stato raggirato dalla ex moglie. Secondo lui, i patti erano diversi: avrebbero continuato a stare insieme, trasferendosi nella nuova casa, e per questo motivo non aveva sollevato questioni quando s'era trattato di affidare i tre figli alla moglie. Separati sì. Ma solo sulla carta, per la Provincia. Invece è accaduto che lei abbia interpretato la separazione in maniera letterale. Al punto di scegliersi un nuovo compagno e di spiegare all'ex marito che non ha alcuna intenzione di continuare la relazione matrimoniale. La versione della donna è infatti di segno opposto: per lei si è trattato della fine di un rapporto che non funzionava più. Punto e basta. Se è rimasta sotto lo stesso tetto per cinque anni è solo perchè non poteva permettersi un alloggio mentre restaurava la casa dove abita adesso. Un accordo amichevole, raggiunto con l'ex marito, che non è affatto vietato dalla legge. Tuttavia le indagini avvalorano la versione di lui: dei molti amici e parenti ascoltati dalla Finanza su mandato della Procura, pochissimi sapevano della separazione. E quelle rare persone ne erano stato informate in via ultraconfidenziale. Atteggiamento curioso, per una coppia che non ha nulla da nascondere. Ora c'è in ballo anche il versante civile, perchè l'ex marito ritiene nulla la separazione, almeno per quanto riguarda l'accordo sui figli. Ma la decisione più importante, per il momento, è quella del gup Riccardo Dies, che ha rinviato a giudizio entrambi gli ex coniugi con l'accusa di truffa. Ora alla ex coppia toccherà l'incomodo di un processo dibattimentale, a porte aperte. Un caso che farà discutere, anche perchè, sottovoce, in molti sostengono che la separazione "solo teorica" sia uno stratagemma piuttosto utilizzato da chi non ha altri sistemi per accedere alle contribuzioni per la casa.

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