Rossi: profughi, pronti a fare ancora di più

Brennero e migranti, il consiglio provinciale si divide. La maggioranza: «No alle barriere». Le minoranze: «Ipocriti, pattugliamenti alle frontiere»


di Chiara Bert


TRENTO. «Faremo la nostra parte nell’accoglienza dei profughi e anche di più nel caso si verificasse un maggiore afflusso a causa del blocco al Brennero». Il governatore Ugo Rossi ieri ha ripetuto davanti al consiglio provinciale quanto detto lo scorso 21 febbraio al ministro dell’interno Angelino Alfano. Una disponibilità, ha spiegato il presidente della Provincia, «data al governo a fronte della richiesta che lo Stato metta in campo misure prima che i migranti arrivino da noi, sulla prima accoglienza, le procedure di identificazione e la redistribuzione dei profughi». E che il Trentino si stia attrezzando, di fronte agli annunciati respingimenti al Brennero, a un ulteriore carico di migranti, lo aveva confermato due settimane fa il dirigente della Protezione Civile Roberto Bertoldi, spiegando che la Provincia sta cercando un’area per una tendopoli che possa ospitare fino a 500 persone, per non farsi trovare impreparata.

Rossi: il dovere della solidarietà. Di migranti e del blocco deciso dall’Austria, il consiglio ieri ha discusso per tre ore come chiesto dalle opposizioni. Dibattito che ha sancito una spaccatura, con la votazione di tre risoluzioni lontane nelle premesse e nelle proposte. «Non vogliamo erigerci a censori degli altri, anche perché l’Austria, come Germania e Svezia, ha adempiuto agli impegni europei di accoglienza - ha ribadito Rossi - ma come Euregio, insieme a Bolzano e al Tirolo, abbiamo voluto richiamare il valore assoluto del trattato di Schengen. La gestione dei migranti non può essere affrontata dai singoli Stati. Abbiamo un dovere di solidarietà verso innocenti che fuggono dalle guerre e dall’integralismo».

Sì alla risoluzione di maggioranza. Con 19 sì, due astenuti e 8 contrari il consiglio ha approvato la risoluzione di Pd, Patt, Upt e Ual che impegna la giunta a sostenere nelle sedi istituzionali il no alle barriere ai confini e modalità uniformi di identificazione dei migranti consentendo il libero transito in Europa, a collaborare con Bolzano per organizzare l’accoglienza, a stimolare il governo a rispettare gli impegni per la redistribuzione dei migranti, a istituire centri di smistamento nei luoghi di maggior ingresso e velocizzare l’iter di richiesta di protezione internazionale. Aggiunto in corsa un emendamento sul tema sicurezza, sollecitato dal presidente Dorigatti e dall’Upt, per incassare il voto di Pt e come segnale sull’esterno. Per Lucia Maestri (Pd) «il Brennero aperto è l’essenza dell’Europa». Per il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter «il Brennero non potrà diventare di nuovo un luogo simbolico di divisione». Mario Tonina (Upt) ha detto che «l’impegno convinto per politiche di accoglienza incisive, capaci di rispondere a migliaia di persone che transitano in Trentino per raggiungere il Nord Europa, è di fondamentale importanza per evitare l’escalation di paura che ha portato l’Austria a ripristinare una barriera al Brennero».

Minoranze all’attacco. Le opposizioni hanno bollato la risoluzione di maggioranza come «del tutto inutile, la saga dell’ipocrisia». Duro Rodolfo Borga (Civica): «Il problema dei profughi non può affrontarlo l’Europa perché l’Europa è il problema, tutti se ne fregano delle quote e minacciano di sospendere Schengen». Per Maurizio Fugatti (Lega) al governo «bisogna chiedere respingimenti e rimpatri». Per Filippo Degasperi (M5S) «l’Austria giustamente non si fida dell’Italia e ha il diritto di tutelarsi, cosa facciamo di chi non ha diritto allo status di rifugiato?». Dall’opposizione si è smarcato Progetto Trentino: «Il problema non va strumentalizzato, l’unica strada sono i corridoi umanitari», ha detto Marino Simoni. Respinte (9 no e 7 sì) le due risoluzioni delle minoranze per chiedere al governo di accelerare i tempi per le richieste di asilo e rendere possibili le espulsioni dei profughi che delinquono, normalizzare i rapporti con la Russia («La sola che combatte realmente i terroristi in Siria») e attuare più controlli alle frontiere e pattugliamenti delle coste.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano