Referendum sul biodistretto superate le seimila firme 

Il Caso della settimana. Entro fine marzo ne servono 8 mila. Il presidente del Comitato promotore agli agricoltori: «Nessuno sarà costretto da un giorno all’altro a produrre bio, l’adesione sarà volontaria ma si traccerà una strada»


Maddalena Di Tolla


Trento. Vola la raccolta firme per il referendum propositivo di iniziativa popolare sul biodistretto biologico del Trentino, che ha raggiunto le seimila firme. Ieri così ci ha raccontato il presidente del comitato promotore, Fabio Giuliani. “Abbiamo superato le seimila firme sulle ottomila necessarie entro fine marzo. Auspichiamo di chiudere la raccolta entro fine febbraio, perché poi per l’autenticazione definitiva serviranno alcune settimane. L’impressione è molto positiva.”

Prosegue Giuliani: “C’è un entusiasmo straordinario, le persone si avvicinano ai banchetti, dove abbiamo oltre cento autenticatori, molto determinate a firmare”. Sono oltre duecento i promotori, dai venti- trenta iniziali.

Incontri con i produttori, perplessità e spiegazioni

I promotori hanno già incontrato anche la CIA e Confagricoltura (presto sarà la volta di Coldiretti), che hanno espresso le paure di molti produttori causate da quello che i promotori del referendum considerano un malinteso. Giuliani chiarisce: “Il Biodistretto non costringerà nessun contadino a produrre col metodo biologico da un giorno all’altro, l’adesione sarà sempre volontaria, e comunque se il referendum passasse, il giorno dopo non cambierebbe nulla dal punto di vista pratico per i produttori. Nascerebbe soltanto un tavolo di confronto, con tutti gli attori, per raccogliere problemi, idee, esigenze e opportunità e avviare il territorio a pratiche che favoriscano il biologico, senza forzature”. Giuliani assicura che gli incontri sono stati proficui: i produttori hanno compreso lo scenario che si prospetta.

Il Biodistretto: opportunità

e non limite

In Italia, ricorda Giuliani, esistono già circa trenta biodistretti, nati in modi diversi. Funzionano bene, spiega l’attivista. “Sopratutto bisogna comprendere che un Biodistretto è soltanto uno strumento in più per l’agricoltura e il territorio, che potrebbe ad esempio erogare contributi ai contadini per la conversione o risolvere problemi burocratici e amministrativi”. Il passaggio sarebbe insomma innanzitutto culturale, - commenta Giuliani - e positivo per tutti, produttori e cittadini. In alcuni territori del Trentino esistono già alcuni biodistretti, il salto post-referendum sarebbe nella gestione complessiva e integrata della filiera.

Cosa si vota, il quorum al 40%

Il quesito referendario è il seguente: “Volete che il territorio agricolo della Provincia autonoma di Trento diventi un distretto biologico, per tutelare la salute, l’ambiente e la biodiversità, indirizzando la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la preparazione alimentare e industriale dei prodotti con i sistemi di produzione biologici?”. Con la nuova legge, il quorum è del 40% e non più dl 50% degli aventi diritto.

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