il caso

Profughi, giallo sulle barriere al Brennero

L’allarme della Camera Commercio: «Il Tirolo vuole chiudere quattro varchi». Innsbruck smentisce ma senza convincere


di Davide Pasquali


BOLZANO. Le pattuglie bi- e trilaterali sui convogli ferroviari avviate da un paio d’anni sono servite a poco. Così come il rafforzamento dei controlli alla frontiera avviato a partire dal settembre scorso. E così, l’Austria sarebbe in procinto di rincarare la dose: per arginare l’ondata di profughi, entro quattro settimane la polizia nord tirolese intenderebbe posizionare delle barriere al Brennero, così come in altri quattro passi al confine fra Italia e Austria. Proprio come si è già fatto a Spielfeld, al confine Sud con la Slovenia: recinzione lunga 3,7 chilometri, alta da 2,5 a 4 metri. Con controlli serrati sulle merci e soprattutto sulle persone.

A lanciare l’allarme è la camera di commercio altoatesina, preoccupata per le possibili pesanti ripercussioni sui transiti commerciali. A Roma per ora non sono giunte comunicazioni ufficiali da parte del governo austriaco, la Provincia non prende posizioni ufficiali e la direzione regionale della polizia nordtirolese si è affrettata in parte a smentire - «non si può parlare di un vero sbarramento» - in parte a passare la palla a Vienna. E intanto, i secessionisti della Südtiroler Freiheit, affrontando a modo loro la questione dei profughi e dei pesanti riflessi su territori e popolazioni, pensano all’amata Heimat: con l’istituzione delle barriere al Brennero, così in una nota Sven Knoll della Südtiroler Freiheit, «è a rischio l’esistenza dell’Euroregione tirolese». Meglio spostare il confine del Brennero più a sud e gestire la questione in casa. Non facendo entrare profughi nell’intero Tirolo storico. Né del Nord né del Sud.

La camera di commercio ieri ha diramato una nota piuttosto allarmistica: «Abbiamo appena appreso in via informale che in Tirolo la polizia sta prendendo misure per la predisposizione di una barriera al Brennero». La polizia del Tirolo spererebbe così di ridurre l’arrivo di profughi attraverso controlli e registrazioni al loro ingresso in Austria. «Per questo intende bloccare tra quattro settimane i confini verso sud, che comprendono in prima linea il Brennero, ma anche il passo Resia, Prato alla Drava e, in estate, almeno i passi Stalle e Rombo. Gli operatori economici altoatesini parlano di sicuri «pesanti aggravi per il traffico merci e gravi ripercussioni per la popolazione locale e il turismo».

Si schierano contro la chiusura e chiariscono: «Tali misure destano totale incredulità tra gli operatori economici a sud del Brennero».

Al Passo, al momento, non sono state intraprese azioni concrete. Ieri si transitava senza problemi, in entrambe le direzioni, su autostrada e statale.

A livello politico altoatesino non sono state diramate note ufficiali, ma il governatore Arno Kompatscher ha avviato già in mattinata contatti con Oltrebrennero per chiarire la situazione. Il commissariato del governo ha preferito non intervenire, idem la questura. Dagli ambienti istituzionali è però trapelato che a livello romano non sarebbero giunte comunicazioni al riguardo. Tre settimane fa il cancelliere austriaco Werner Faymann aveva preannunciato la volontà di sospendere almeno momentaneamente la libera circolazione di merci e persone sancita dal trattato di Schengen ma, di fatto, almeno al Passo, i controlli ancora non sono stati aumentati. In caso si volesse davvero erigere delle barriere al Brennero e sugli altri passi di confine altoatesino-nordtirolesi, Vienna dovrebbe comunicarlo ufficialmente a Roma e ciò, al momento, non è accaduto.

Come detto sopra, ieri sera la Landespolizeidirektion del Nord Tirolo ha chiarito che al momento non esiste alcuna disposizione in ordine all’erezione di barriere («Sperre») al Brennero, decisione che comunque, si fa notare, non spetterebbe all’esecutivo del Land Tirolo.

L’allarme lanciato dalla camera di commercio, almeno in parte, potrebbe apparire ingiustificato anche perché, come recita la medesima nota stampa della polizia nord tirolese, nelle prossime settimane ci si aspetta sì un deciso aumento della pressione dei profughi ai confini austriaci. Ma non quelli con l’Italia, o meglio con l’Alto Adige. Ora come ora il problema - e sono concordi nel notarlo tutti gli osservatori internazionali - è la rotta balcanica. Cioè i confini dell’Austria con la Slovenia e l’Ungheria.













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