Prima vittoria dell’asse Trento-Bolzano

La Corte costituzionale conferma i diritti dell’autonomia sulle leggi statali, mentre le due Province riscoprono l’unità


di Robert Tosin


TRENTO. Il campionato non è ancora cominciato, ma possiamo dire che l’amichevole di inizio stagione dà segnali buoni. Roma è stata schiantata senza incertezze e Trento si porta a casa la prima vittoria. Che non è quella definitiva e quella importante, ma pare quasi segnare il destino dei tanti decreti emanati dal governo senza tenere conto delle peculiarità statutarie. La Corte costituzionale si è appena pronunciata su due ricorsi presentati da piazza Dante (ma anche da Bolzano) in merito a un decreto legislativo del governo Berlusconi e attuativo del federalismo fiscale. Ebbene, la Corte ha ribadito che le leggi statali relativo all’ordinamento finanziario delle autonomie speciali non possono essere applicate automaticamente ed è sempre e comunque necessario rispettare i meccanismi paritetici di attuazione. Nello specifico, la prima norma impugnata riguardava l’armonizzazione dei bilanci e della compatibilità per rendere possibili i confronti. Il decreto sanciva che, se nel giro di sei mesi non si fossero firmate le norme attuative, la legge sarebbe diventata automaticamente applicabile in Trentino. Secondo la Corte l’automatica estensione della disciplina statale alle autonomie speciali costituisce una deroga illegittima alla regola generale che impone il rispetto degli statuti e dei relativi meccanismo paritetici. Illegittima anche una seconda norma dello stesso decreto che imponeva delle regole contabili nel settore sanitario. Anche in questo caso la Corte dice “no”: senza l’accordo con il Trentino l’imposizione di una legge non è fattibile. Certo, non è la prima volta che la Corte costituzionale rimarca questa impostazione giuridica. Il fatto però che la sentenza caschi proprio adesso potrebbe mettere qualche freccia in più nell’arco di Dellai chiamato al braccio di ferro con Roma nei prossimi giorni. Se in questo caso il decreto riguardava altri settori, è pur vero che conferma un principio più generale, e cioè che lo Stato non può appellarsi al principio di coordinamento della finanza pubblica per mettere le mani nelle tasche delle Province autonome. Basterà?

Un effetto, la battaglia con Roma, lo ha comunque ottenuto: la “rinascita” della Regione. Dellai e Durnwalder sono tornati a fare asse comune, dopo gli anni dell’opulenza dove la Regione era l’unico sottile filo che ancora teneva legate due province che non avevano nulla da dirsi. Tanto che l’istituzione che custodisce le chiavi dell’Autonomia era considerata solo una zavorra da buttare a mare. La riunione delle giunte provinciali assieme all’esecutivo regionale è stato un evento, nel suo genere, così come ha fatto fare un tuffo indietro nel tempo la minaccia di coinvolgere Vienna per chiedere il rispetto addirittura del patto Degasperi-Gruber. Lo stesso tavolo di confronto sull’aeroporto di Bolzano ha più il sapore di un’intesa politica che di un “affare”, viste le difficoltà di mercato dello scalo altoatesino e visto anche che Trento si sta dibattendo nelle non misere difficoltà del Catullo veronese. Insomma, l’asse politica Dellai-Durni potrebbe dare nuovo vigore alla Regione, in un momento in cui l’autonomia non è più uno scudo incrollabile che ci permette di ignorare tutto quanto succede al di là dei confini. Probabilmente anche l’Alto Adige si è accorto che fare fronte comune alla fine è un vantaggio e il los von Trient, magari, può aspettare fino a quando Roma resta così ossessivamente presente e pressante.

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