Prescrizione dei reati, a Trento è un problema sconosciuto 

Giustizia. Solo un processo su cento finisce prescritto, siamo primi in classifica per la velocità dei tribunali Gli avvocati: «È la dimostrazione che si tratta di una riforma inutile, il vero problema sono le risorse e l’organizzazione»


Andrea Selva


Trento. La prescrizione dei reati? Un problema che a Trento (quasi) non esiste. L’ha ricordato l’altro giorno la presidente della corte d’appello, Gloria Servetti, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, lo hanno sottolineato gli avvocati, che hanno indicato la giustizia di Trento come la dimostrazione dell’inutilità della riforma in vigore dal primo gennaio, ma lo dicono soprattutto i dati. Eccoli qua, secondo le ultime statistiche del ministero della giustizia i processi a Trento sono i più veloci d’Italia: oltre la metà dei procedimenti avviati di fronte al giudice monocratico si conclude entro sei mesi e solo nel 7 per cento dei casi si superano i due anni. In media questi procedimenti durano 256 giorni. Meglio di Brescia (261) e Milano (299), per citare altre due sedi giudiziarie virtuose, mentre in fondo alla classifica ci sono Catanzaro (910), Reggio Calabria (964) e Salerno (1.199). Quanto alla prescrizione si tratta di un problema quasi inesistente: nell’anno giudiziario 2018-2019 non c’è stato nessun caso di prescrizione di fronte al tribunale collegiale (chiamato a giudicare i reati più gravi) mentre ci sono stati 6 casi di prescrizione (su quasi 1.000 procedimenti giudiziari) di fronte al giudice monocratico. E anche in questo caso Trento è di gran lunga in vetta alle classifiche italiane con l’1 per cento circa dei processi prescritti. A seguire -in una classifica dove non emergono differenze tra sud e nord - Caltanissetta (7%), Palermo (7%) e Trieste (8%) con Venezia e Torino ultimi oltre il 40 per cento.

Numeri che hanno consentito alla presidente Servetti di affermare che “non è il rischio prescrizione a preoccuparci, a differenza di quanto accade negli altri distretti. Auspichiamo invece che le novità legislative non abbiamo ripercussioni su questi nostri risultati che ad oggi non segnalano la necessità di correttivi normativi».

Ma anche gli avvocati hanno messo in evidenza la situazione trentina, con il presidente dell’ordine provinciale, Michele Russolo, che ha detto: «Nel dibattito attuale non aiutano certo le fantasiose descrizioni di inesistenti avvocati litigiosi, impegnati a raggiungere l’ambito traguardo della prescrizione. Non è così: la realtà è che la giustizia ha bisogno di risorse per funzionare (personale e strutture adeguate) e che il caso di Trento dimostra come una buona organizzazione e le risorse che qui vengono impiegate siano la via per una giustizia efficiente, non certo la riforma della prescrizione, istituto che sta invece alla base della ragionevole durata del processo».

Anche l’avvocato Filippo Fedrizzi, presidente della camera penale del Trentino, ha messo l’accento sulla durata dei processi: «Che giustizia è quella che arriva dopo vent’anni? Che cosa diciamo a una vecchietta di 84 anni che non ha tempo di attendere giustizia? Una lunghezza indefinita dei processi è ciò che si ottiene con questa riforma della prescrizione, senza investimenti nelle risorse necessarie per far funzionare la giustizia. Questa riforma è contestata dagli avvocati, dai giuristi accademici e da parte della magistratura, che conosce bene gli effetti che si manifesteranno a breve: di che ha bisogno il governo per intervenire? E bisogna dire ai cittadini che la maggior parte dei procedimenti si prescrive in fase di indagine preliminare. E su questi la tanto sbandierata riforma non ha alcun effetto».













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