Pioggia di ricorsi contro la Provincia

Quindici docenti precari chiedono al giudice l'assunzione a ruolo


Luca Petermaier


TRENTO. Dodici insegnanti precari della scuola trentina hanno deciso di fare causa alla Provincia chiedendo la conversione dei contratti «a scadenza» in un contratto di lavoro a tempo indeterminato. La battaglia degli insegnanti a tempo, dunque, arriva anche in Trentino dopo che già diversi tribunali italiani hanno accolto i ricorsi di professori stanchi di fare i precari a vita. Il ricorso al giudice del lavoro è stato notificato alla Provincia il 15 giugno scorso.

I dodici insegnanti - come detto - chiedono la conversione dei contratti in un contratto di lavoro a tempo indeterminato oltre alla ricostruzione della carriera lavorativa in termini di differenze retributive, scatti di anzianità e risarcimento danni. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 20 di settembre. Altri tre casi, invece, sono ora in fase di conciliazione ma potrebbero approdare presto davanti al giudice.

L'iniziativa dei dodici insegnanti precari apre ufficialmente anche in Trentino il contenzioso nella scuola, una questione che - potenzialmente - riguarda almeno un migliaio di docenti non in ruolo e che ogni anno vengono licenziati e riassunti con lettera dell'assessorato all'istruzione.

A dare un primo spiraglio ai precari della scuola era stato nel settembre dell'anno scorso il Tribunale di Siena che aveva accolto il ricorso presentato da una docente stabilendo l'immissione in ruolo, senza concorso, convertendo il rapporto di lavoro a temine (costituito da una molteplicità di contratti succedutisi tra il 1999 ed il 2007) in rapporto a tempo indeterminato e condannando il ministero a reinserire la ricorrente nel posto di lavoro per lo svolgimento delle medesime mansioni, oltre al risarcimento del danno.

Qualche mese dopo era stata la volta del tribunale di Livorno. Anche in questo caso è stato riconosciuto illegittimo il comportamento dei Ministeri dell'Economia e della Pubblica Istruzione che mantengono a tempo determinato il 15% del personale docente, al fine di risparmiare su stipendi, contributi e ferie estive. Si tratta di 117 mila insegnanti, spesso con molti anni di esperienza alle spalle, che lavorano tutto l'anno come i loro colleghi di ruolo ma che percepiscono uno stipendio pari a quello di un docente al suo esordio nella scuola.

Infine è di qualche settimana fa la decisione del tribunale di Genova di concedere un maxi risarcimento di 500 mila euro ad un gruppo di insegnanti che chiedevano il ristoro del danno dovuto alla mancata immissione in ruolo. In particolare, il Tribunale ha stabilito per i 15 lavoratori precari: la ricostruzione di carriera, ovvero che dovessero godere degli stessi diritti economici del personale di ruolo; l'illegittimità dei contratti a termine a cui sono stati costretti; il riconoscimento di 15 mensilità per ogni lavoratore, quale risarcimento del danno per la mancata immissione in ruolo.

Più o meno ciò che chiedono i dodici docenti trentini la cui iniziativa potrebbe dare il via ad una moltitudine di altri ricorsi che rischiano di mettere in difficoltà non solo l'ufficio legale della Provincia ma anche le casse di Piazza Dante. Va detto che - in merito - la giurisprudenza italiana non è granitica visto che a fronte di sentenze favorevoli ai precari, ne sono state pronunciate altre di segno opposto. Ogni caso va esaminato nello specifico, visto che non è automatico che la precarietà nel ruolo dia un automatico diritto all'assunzione a tempo indeterminato.













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