l'intervista

«Per funghi? Meglio andarci in compagnia»

L’esperto Gaudenzi dopo gli ultimi incidenti: «Ci si spinge spesso in zone impervie, ma non è quello l’habitat ideale»


Giuliano Lott


TRENTO. Sempre più spesso le estati trentine vedono morire nei boschi cercatori di funghi, e gli ultimi casi di Lodrone e Bedollo confermano questo triste conteggio che ha alla base spiegazioni precise, in merito all’imprudenza e ai meccanismi che governano le abitudini dei “fungaioli”.

Giuseppe Gaudenzi, primierotto di Fiera, che oggi ha 84 anni, è un riconosciuto esperto, uno degli ultimi componenti viventi della sezione “Francesco Boninsegna” del Primiero, affiliato al Gruppo micologico G.Bresadola di Trento. Per funghi ha iniziato ad andare da ragazzo e ancora oggi, quando può, frequenta i boschi della sua zona.

Come spiega questa tragica ricorrenza di morti nei nostri boschi?

Innanzi tutto, a cercare funghi bisognerebbe andare nei boschi comodi, che rappresentano anche il miglior habitat per il fungo stesso. Cioè boschi di conifere, con molto muschio e niente rocce, luoghi dove nessuno si è mai fatto male. C’è purtroppo la tendenza a raggiungere zone impervie alla ricerca dei funghi. Ciò si lega all’idea molto diffusa che per trovare più funghi bisogna spingersi in luoghi meno “battuti”.

Non è così?

No, come dicevo prima va individuato l’habitat ideale dei funghi, e le zone rocciose, dove talvolta, su qualche cengia umida, possono crescere alcuni funghi, non lo sono. L’impressione che ho è però che le scivolate accidentali incidano meno rispetto ai malori improvvisi.

Sta dicendo che ne uccide più il cuore che il bosco?

Credo che un mancamento improvviso possa uccidere, certo. In special modo quando ci si inerpica in zone difficili da raggiungere. Mi è capitato di avere un malore e cadere a peso morto. In quel momento non si è padroni di nulla, è solo una fatalità se non si sbatte la testa su un sasso. E per un cesto di funghi non vale la pena rischiare la vita.

Non è vero dunque che bisogna cercare nelle zone meno battute?

Se il flusso micologico è buono, i funghi crescono dappertutto, anche ai bordi del sentiero. Ci sono annate eccezionali, rare, molto abbondanti, e ce ne sono altre in cui di funghi, per la combinazione di clima, temperatura, umidità e altri fattori, se ne trovano pochissimi.

Per andare nel bosco in sicurezza quali sono le migliori precauzioni?

Senza dubbio la miglior cosa è andarci in compagnia. Ma ai “fungaioli” non piace perché ritengono che andando da soli si faccia un miglior raccolto. Poi bisogna usare la massima prudenza, uscire almeno con un cellulare per poter chiamare aiuto. Ma non sempre è sufficiente.

Spesso sono persone del posto, pratiche della zona, a lasciarci le penne.

Il cercatore di funghi, in generale, è sempre più anziano. A volte nel bosco ci dimentichiamo che gli anni sono passati e tornando in zone dove in gioventù saltavamo come camosci, fatichiamo e possiamo incontrare ostacoli che non riusciamo più a superare. Io ho la mia età, vivo di ricordi e ciò mi basta. Ma c’è chi non si arrende e si assume dei rischi spropositati.

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