Orso morto per l’anestesia

Era stato catturato per mettergli il radiocollare perché rubava nei pollai


di Ubaldo Cordellini


Non è proprio il periodo migliore per gli orsi trentini. Prima gli attacchi dei comitati delle Giudicarie e della val di Sole che non sopportano la loro presenza. Poi l’investimento di uno di loro sulla Mebo che ci ha anche rimesso la pelliccia. Adesso arriva la morte di un esemplare abbastanza giovane, dai tre ai sei anni secondo le prime stime del Servizio Foreste e Fauna della Provincia, a causa di un’anestesia.

L’orso rubacchiava galline nei pollai intorno a Terlago e Monte Terlago. Così facendo si avvicinava alle case. Per questo il team che gestisce il progetto Life Ursus aveva deciso di catturarlo per mettergli un radiocollare al fine di controllare meglio i suoi movimenti. Era stata piazzata una trappola a tubo nei boschi intorno a Monte Terlago e ieri mattina presto la squadra della Provincia, composta da forestali e veterinari, era salita fino alla trappola in attesa dell’orso. L’animale non ha tardato e si è infilato in quel tubo metallico.

I veterinari, a quel punto, lo hanno anestetizzato. Poi hanno cercato di trasportarlo per poterlo misurare e poi per metterli il radiocollare, come prevede il protocollo del progetto. L’animale, però, non si è più svegliato dall’anestesia. I veterinari ne hanno constatato la morte. Sono in corso gli esami genetici per identificarlo e stabilire di quale orso si tratti. Claudio Groff, del Servizio Foreste e Fauna, spiega che si trattava di un orso della colonia che gravita sulla Paganella: «Dalla primavera erano state segnalate varie incursioni di un orso nei pollai vicino alle case, nella zona di Monte Terlago e Terlago. E’ molto difficile che si tratti di un orso proveniente dalla Rendena. Molto più facile che si tratti di no di quelli che vivono vicino alla Paganella. Si è deciso di procedere alla cattura perché si avvicinava ai centri abitati. La cattura serviva solo per mettergli il radiocollare. In questo modo avremmo potuto controllare meglio i suoi movimenti ed entrare in azione dissuadendolo dall’avvicinarsi troppo alle case. Purtroppo, però, non ha resistito all’anestesia. Non è un fenomeno raro, purtroppo».

In effetti secondo i dati diffusi dalla Provincia, c’è una percentuale abbastanza elevata di decessi in questi casi. Si va dallo 0,5 al 10 per cento. Groff spiega che ancora non si hanno dati certi sull’esemplare morto: «Sono in corso gli esami genetici e con quelli potremo identificarlo con certezza. Dall’esame esterno, si può vedere che si tratta di un sub adulto. Aveva dai 3 ai 6 anni. Visto che è stato catturato nella stessa zona delle razzie, possiamo dire che si tratta dell’esemplare che aveva predato le galline».

Come spiega lo stesso Groff , le razzie di cui si era reso protagonista l’animale morto, non avevano prodotto grandi danni. Più che altro la Provincia aveva deciso di entrare in azione perché si era avvicinato molto alle case per procurarsi cibo. I pollai presi di mira erano nei pressi delle case, quindi si doveva entrare in azione, come prevedono i rigidi protocolli del progetto Life Ursus.

Del resto, il periodo non è di quelli favorevoli al plantigrado. Ci sono comitati che sorgono un po’ ovunque per protestare contro la presenza dell’orso. A Strembo, il plantigrado è accusato di aver ucciso tre asini e la gente ha dato vita a una vera e propria sollevazione. Anche in val di Sole e in val di Non stanno nascendo comitati di protesta. Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai sta prendendo in maniera sempre più netta le distanze dal progetto. Attualmente la popolazione degli orsi è di circa 50 esemplari e lo stesso presidente ha spiegato che l’ideale sarebbe dimezzare la colonia attraverso accordi con altri territori.

In questo clima pesante, poi, si sono inserite anche le lettere anonime con minacce contro gli orsi e condite con fotografie di plantigradi scuoiati e decapitati. Insomma davvero un brutto periodo.

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