Ieri incontro con i sindacati 

Nuovi orari, la Provincia ingrana la retromarcia

Trento. La Provincia ha convocato ieri i sindacati per far luce sulla nuova circolare che regola gli orari di lavoro dei dipendenti, contro la quale Cgil, Cisl, Uil e Fenalt hanno già presentato...



Trento. La Provincia ha convocato ieri i sindacati per far luce sulla nuova circolare che regola gli orari di lavoro dei dipendenti, contro la quale Cgil, Cisl, Uil e Fenalt hanno già presentato ricorso al giudice del lavoro. Secondo i sindacati, che hanno diffuso una lunga nota, il messaggio uscito dall’incontro è chiaro: una clamorosa retromarcia rispetto ai provvedimenti delle ultime settimane. «Evidentemente – sottolineano i segretari sindacali – l’iniziativa di piazza e quella giudiziaria hanno sortito un primo effetto. Questo ovviamente non basta, visto che comunque non siamo soddisfatti. Martedì 21 saremo davanti al giudice del lavoro ma, intanto, questa marcia indietro è buona per dimostrare la velleità e l’approssimazione delle azioni di Fugatti e compagnia: senza ponderazione, senza confronto e per puro spirito di contrapposizione ai lavoratori». Spiegano ancora: «Abbiamo subito notato il paradosso della partenza della sperimentazione, che coprirà un’arco temporale dei 2 mesi agosto e settembre, perché riteniamo che i trentini avranno di meglio da fare in agosto che accedere agli uffici pubblici provinciali».

La nuova direttiva prevede di fatto una reperibilità 8–18: «ben diverso dallo spezzatino creato prima, con giornate svolte in parte in presenza e in parte da remoto. La Provincia - proseguono i sindacati - promette di attuare un intervento tecnologico per strutturare il contatto con l’utenza e sono state individuate alcune strutture che, per prime, dovranno adeguarsi: Apiae, Motorizzazione, Uffici informative sul territorio, Agenzia del lavoro - Centri per l’impiego, Catasto e Tavolare. Punta a iniziare dal 27 luglio e i dirigenti dovranno organizzare il servizio garantendo la copertura 8–18, stabilendo se in presenza o in smart working e individuando chi coprirà le varie fasce. La proposta è quella di passare dalle 4,5 alle 5 giornate lavorative; cambia dunque l’orario teorico giornaliero: da 7 ore e 45 a 7 ore e 12. Quindi si torna a prima del 2006: un salto indietro di 14 anni. Per le giornate in smart working rimane l’obbligo della prestazione nelle fasce 10-12 e 14-15; per il buono pasto si torna alle regole ordinarie previste dal contratto, inserendo forme di flessibilità nelle strutture dove sarà necessario».

Sullo smart working, la Provincia ha annunciato che in autunno sarà in grado di fare una valutazione di implementazione, a regime, con regole nuove. Per dirigenti e direttori invece si introduce l’obbligo della prestazione in presenza, mentre lo smart working potrà essere utilizzato solo per il completamento dell’orario.

I sindacati hanno evitato di esprimere opinioni, attendendo di conoscere l’imminente parere del giudice del lavoro. Hanno però ribadito che si poteva e si doveva operare in altro modo.

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