Notte abusiva all'«hotel Santa Chiara»

In Ortopedia un clandestino ha «soggiornato» in una stanza di servizio


Luca Marognoli


TRENTO. Sarebbe stata una perfetta storia natalizia, e infatti la vicenda risale a quel periodo, ma può andar bene anche a carnevale. Perché il protagonista deve avere usato un camuffamento molto efficace per raggiungere il settimo piano dell'ospedale e trascorrere una notte in una stanza «riservata» di Ortopedia senza che nessuno si accorgesse di niente. Una notte al caldo dell'«hotel Santa Chiara». La storia è trapelata solo ora e proprio ieri i vertici dell'Azienda sanitaria, da noi interpellati, hanno disposto degli accertamenti sul caso che hanno confermato l'accaduto.

Nel locale - una stanza di servizio usata all'occorrenza e non destinata ad accogliere i degenti, si precisa - alcuni infermieri hanno infatti trovato tracce definite «inusuali», che attesterebbero la presenza occasionale di un occupante abusivo. Nulla di grave, per carità. Solo una vicenda legata con ogni probabilità all'emarginazione, a quel mondo di invisibili che esiste sotto traccia non venendo quasi mai alla superficie. Ci si interroga sul fenomeno solo quando il «barbone» di turno viene trovato morto assiderato in qualche riparo di fortuna.

L'ospite dell'«hotel Santa Chiara» ha trovato il modo, almeno per una notte, di sfuggire al gelo per concedersi un letto pulito e confortevole. Non è certo che si tratti di un senza dimora ma alcuni elementi fanno propendere per questa ipotesi: sembra infatti che qualche tempo prima del «soggiorno» il reparto avesse ospitato (questa volta come degente) uno degli appartenenti a quella poco invidiabile categoria. Possibile che si sia trovato tanto bene a Ortopedia da voler ripetere l'esperienza «alberghiera», anche se in clandestinità. Stando all'Azienda sanitaria, è plausibile che l'ignoto individuo (si tratterebbe di una sola persona) sia salito con l'ascensore fino al settimo piano infilandosi poi nella stanza che aveva individuato come possibile ostello. Un'«operazione» presumibilmente pianificata nella consapevolezza del fatto che durante la notte il reparto è frequentato solo dai pazienti e dagli infermieri di turno, che non hanno motivo normalmente, di entrare in quella stanza, più appartata e decentrata delle altre.

Sulle tracce lasciate dall'ospite non vengono forniti particolari. Sembra che il mattino successivo il personale abbia trovato il materasso non in ordine (le lenzuola vengono fornite solo all'arrivo di ciascun degente) e tracce di cibo, anche se di questo non vi è conferma. Gli infermieri di turno in reparto hanno chiesto ai colleghi della «notte» chi fosse il degente ricoverato in quella stanza, ricevendo come risposta che non era stata assegnata a nessuno. E infatti, di buon'ora e senza colazione, il signor nessuno se n'era già andato.













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