«Non apriremo ogni domenica»

Orari dei negozi, primo accordo fra Uct, Confesercenti, cooperazione e sindacati



ROVERETO. Sulle aperture festive dei negozi a Rovereto, Unione commercio e turismo (sezione autonoma di Rovereto e Vallagarina), Confesercenti, cooperazione di consumo (era presente il presidente Fiorini in persona) e organizzazioni sindacali (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil) ieri mattina hanno posto il primo, importante mattone sulla «necessità di una programmazione condivisa, frutto di un percorso comune». Grande la soddisfazione del presidente dell’Uct, Marco Fontanari. Il quale parla di «risultato buono, perché finalmente allo stesso tavolo si sono seduti datori di lavoro e rappresentanti sindacali con un obiettivo comune». La volontà dei partecipanti al tavolo, insomma, è quella di governare questa situazione di aperture libere, determinata dalla comunicazione del Comune di Rovereto del 9 gennaio. Inutile aprire per 52 domeniche all’anno, dicono. «Il numero e la collocazione mensile delle aperture domenicali deve uscire da un confronto e da un percorso condiviso, anche contrattuale, tra le parti sociali e solo in occasione di eventi programmati», spiegano tutti i soggetti partecipanti alla riunione di ieri mattina. «Ritengono di continuare il confronto sulla programmazione per il 2013, già discussa nei mesi scorsi con il comune di Rovereto, che verrà condivisa nei prossimi incontri».

Unione commercio e turismo, Confesercenti, Cooperazione di consumo, Cgil, Cisl e Uil infine «auspicano altresì che la politica, sia in ambito comunale che provinciale, apra quanto prima un tavolo di confronto per tutelare le specificità del commercio trentino e la condizione dei lavoratori nel rispetto delle responsabilità delle parti».

La liberalizzazione indiscriminata potrebbe diventare un’arma a doppio taglio per le aziende commerciali. Soprattutto quelle più piccole, quelle a conduzione familiare (vero e autentico perno per il recupero della vitalità nei centri storici trentini). L’autoregolamentazione è necessaria, di questi tempi. Anche sulla scorta dei dati del commercio dello scorso anno che raccontano della più forte restrizione dei consumi dal Dopoguerra. Calendarizzare le aperture dei negozi rappresenta un passo fondamentale «qualora ci siano degli eventi di richiamo o motivi di attrazione in città, per dare un servizio che sia sostenibile - spiega ancora Fontanari - l’apertura di 52 domeniche all’anno non la riteniamo e non conveniamo che sia utile ad aumentare i fatturati. Anzi, sul lungo periodo, soprattutto per i piccoli esercizi, può essere la fine». Non solo un occhio di riguardo al bilancio aziendale, ma soprattutto al bilancio familiare e sociale, «dei dipendenti ma anche dei titolari d’azienda». (n.f.)

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