«No incarichi esterni ai provinciali con salario garantito»

Serafini (architetti): «La crisi morde, la Provincia sostenga chi fatica». Armani: «Competenze, regole valide per tutti»


di Chiara Bert


TRENTO. «È vero che ci sono professionisti dipendenti pubblici che per esperienza e capacità possono dare un loro apporto importante e quindi autorizzarli ad assumere incarichi esterni trova motivazione nell’utilità che sono in grado di riversare in altri ambiti. Ma è altrettanto poco indicato autorizzare pubblici dipendenti ad esercitare delle attività che sono in concorrenza con professionisti che operano nei diversi settori». Susanna Serafini, neopresidente dell’Ordine degli architetti trentini, parte dalla «crisi pesantissima» che investe il settore: «In un periodo di grave scarsità lavorativa, ci vorrebbe più sensibilità da parte dell’ente pubblico, per sostenere quei professionisti che faticano a portare avanti la propria attività, prima di chi uno stipendio garantito ce l’ha». Ovvero i dipendenti provinciali, quelli che (Trentino di ieri) nel 2014 hanno ricevuto 367 incarichi esterni dall’amministrazione pubblica: collaudi, direzioni lavori, consulenze tecniche, nomine in cda, commissioni, collegi sindacali, docenze. A cui si sommano i 1.163 incarichi affidati dall’Azienda sanitaria.

«Un conto è se parliamo di incarichi di tipo culturale o relativi a settori esterni, Università o Casse Rurali per fare due esempi - incalza Serafini - che se non danneggiano l’ente possono essere ammessi. Altra cosa è se parliamo di lavori in concorrenza con l’attività dei liberi professionisti». Questione che riguarda gli architetti e, ancor più, gli ingegneri. Antonio Armani, presidente dell’Ordine, premette che «un sistema perfetto non c’è, e io non voglio la caccia alle streghe, mettere in contrapposizione interni ed esterni». Però, avverte, «va detto che il Trentino è l’unica realtà in Italia dove i collaudi tecnico-amministrativi sono fatti da interni». «Noi questo l’abbiamo accettato - continua - ma quello che chiediamo con forza oggi è di dare dignità alla nostra professione, riportando al centro della filiera la progettazione. Sembra che le nuove regole dei lavori pubblici andranno in questa direzione, ce lo auguriamo. Perché in Italia i professionisti vengono chiamati solo nelle emergenze. Siamo un settore di 12 mila addetti, una risorsa per la comunità, ma il decreto Bersani del 2006 che ha abolito le tariffe è stato un massacro per gli studi e ha tagliato fuori dal sistema i giovani, con un calo del fatturato nell’ordine del 30-40%». «Giusto che l’ente pubblico valuti se esistono professionalità interne - continua - ma pretendo che le competenze siano valutate per tutti, anche all’interno. Le regole devono valere per tutti». Armani ricorda che uno studio di qualche anno fa «concludeva che la progettazione esterna è molto più economica di quelle interne, ma finì in un cassetto», «un incarico esterno non vuol dire arricchire una persona ma far lavorare un gruppo». «Noi - conclude - abbiamo creato l’albo delle competenze on line a cui gli enti pubblici possono rivolgersi e dove per ogni professionista sono segnalati gli incarichi in corso. Oggi più che mai è il momento di premiare il valore e i giovani. Quando in passato la Provincia lo ha fatto, penso al passaggio della competenza sulle strade dall’Anas, ha riportato l’ingegneria in auge».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano