Neve artificiale, ecco i nuovi laghi 

L’industria dello sci. Con i bacini artificiali di Pinzolo e Predazzo il volume d’acqua a disposizione delle piste supera il milione di metri cubi Altri progetti saranno realizzati in val di Fassa e in val di Sole nel tentativo di mettere lo sci al riparo da stagioni invernali sempre più calde


Andrea Selva


Trento. Il nuovo lago del doss del sabion (nella ski area di pinzolo) lo stanno riempiendo in questa ore, mentre il bacino di tresca è già colmo di oltre 60 mila metri cubi d’acqua in cui si riflettono le rocce del latemar, nella ski area di predazzo, pampeago e obereggen. con questi due bacini d’alta quota (che entrano in servizio in questa stagione invernale) il volume d’acqua dei laghi realizzati per l’innevamento artificiale supera il milione di metri cubi d’acqua. una quantità che ovviamente è molto inferiore rispetto all’acqua che verrà effettivamente utilizzata perché i laghi possono essere riempiti (e svuotati) più volte nel corso della stagione e nel calcolo bisogna inserire anche le concessioni per il prelievo d’acqua da altri laghi (come molveno, forte buso e il lago cavia) che vengono sfruttati per la produzione di energia idroelettrica, ma vengono utilizzati in parte anche per l’innevamento. ma l’elenco non è ancora completo, grazie anche ai contributi della giunta provinciale che nel caso dei laghi “multifunzione” arriva a finanziare l’80 per cento degli investimenti, con una spesa massima finanziabile di 2 milioni di euro. nelle prossime stagioni (in alcuni casi già dall’inverno 2020-2021) è attesa la realizzazione di nuovi bacini artificiali nella skiarea belvedere di canazei, un secondo bacino a pampeago e altri in panarotta e a molveno, giusto per citare alcune opere che sono già avanti nel percorso amministrativo. il concetto di laghi “multifunzione” è piuttosto ampio e generalmente prevede che - per essere finanziati - questi bacini possano essere utilizzati anche per compiti di protezione civile o per l’agricoltura.

Le proteste degli ambientalisti

Questi laghi hanno spesso incontrato l’opposizione degli ambientalisti, preoccupati per lo sfruttamento delle acque, per le modifiche al paesaggio e anche per i pesanti interventi edili in zone talvolta molto delicate. Ma la quantità d’acqua in gioco - all’interno del generoso bilancio idrico del Trentino - è residuale: il bacino più grande in assoluto è quello di Montagnoli, oggetto all’epoca di un forte movimento contrario, che con i suoi 200 mila metri cubi d’acqua ha un volume di 900 volte inferiore rispetto a laghi di Molveno e Santa Giustina, ma anche di 75 volte inferiore rispetto a un lago artificiale come quello del Careser, realizzato negli anni Trenta a 2.600 metri di quota, per raccogliere (e sfruttare dal punto di vista idroelettrico) le acque del ghiacciaio del Caserer. Le concessioni per l’innevamento sono in Trentino nell’ordine degli 8 milioni di metri cubi a fronte - per esempio - degli oltre 600 milioni di metri cubi che vengono utilizzati ogni anno per l’agricoltura (il dato è del 2016).

Tanta acqua in poche ore

Quest’anno la stagione sembra favorevole per le esigenze dell’industria dello sci, ma negli ultimi anni gli “snow-maker” hanno potuto contare su periodi freddi sempre più brevi per poter produrre neve artificiale. L’obiettivo dell’industria dello sci è quindi quello di avere a disposizione la quantità d’acqua massima per produrre più neve possibile nelle poche ore in cui il termometro scende sotto lo zero. Le aree sciistiche più “fortunate” sono quelle che possono attingere a fonti molto abbondanti come il lago Cavia (Ski Area San Pellegrino), come il lago di Forte Buso (Alpe Lusia-Moena) e Molveno (Paganella). Il consumo d’acqua dell’innevamento artificiale in un lago come quello di Molveno equivale a circa un centimetro di altezza del livello dell’acqua, spiegano al servizio Impianti a fune della Provincia, che ha fornito al Trentino i dati che riportiamo nella tabella qui accanto. Le stazioni sciistiche che hanno investito di più sull’innevamento artificiale (ad esempio Campiglio) sono in grado di innevare le piste nell’arco di 3-4 giorni, temperatura permettendo.

I costi

I cannoni che si vedono ormai ovunque a bordo pista rappresentano solo una piccola parte degli investimenti effettuati dai gestori delle piste da sci, pari al 15-25% dei costi totali. Un lago come quello di Montagnoli può costare fino a 10 milioni di euro, ma in bilancio bisogna mettere anche la realizzazione delle condotte idriche che portano l’acqua in tutta la skiarea. Sul fronte della realizzazione di questi laghi artificiali pesa la normativa della Provincia autonoma di Trento che è particolarmente severa e prevede la realizzazione di mura in cemento di contenimento per avere la massima sicurezza. Si tratta proprio delle mura che – durante la realizzazione delle opere - richiedono pesanti lavori di sbancamento, tra le proteste degli ambientalisti ma anche una certa “impressione” da parte dei turisti che assistono ai lavori. Alcuni di questi laghi, realizzati secondo particolari indicazioni da parte della Provincia, in particolare sul fronte della pendenza delle sponde, possono essere balneabili durante la stagione estiva.

Nuovi rifugi e funivie

Nella skiarea del Passo San Pellegrino verrà inaugurato il nuovo rifugio “In alto”, proprio in cima al Col Margherita, all’arrivo della funivia, in uno dei punti più panoramici delle Dolomiti. Sul fronte delle funivie le novità sono in Paganella, con la nuova telecabina 10 posti Dosson Selletta e relativa pista (con ampliamento dell’area sciabile del 10 per cento). A San Martino di Castrozza è stata rinnovata la seggiovia Cigolera (che ora ha sei posti), nuovi impianti anche a Campiglio (Nube d’oro, che diventa a sei posti) e a Folgarida Marilleva, dove è stata sostituita la seggiovia “Bassetta”.













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