Nelle cantine solo speck e casolet

La giunta corregge il tiro dopo le critiche dei ristoratori: niente piatti caldi


Chiara Bert


TRENTO. Sì a speck e formaggi, banditi pasta e canederli. Nelle cantine vinicole trentine, insieme a un buon bicchiere di vino, si potranno sì degustare prodotti locali, ma solo piatti freddi, dunque senza cucine vere e proprie. Con un emendamento alla finanziaria la giunta provinciale ha deciso di imporre confini precisi alla norma che aveva sollevato la protesta dei ristoratori.

La proposta contenuta nella manovra di bilancio che andrà in aula lunedì consentiva alle cantine di somministrare prodotti di gastronomia legati al territorio, purché tale attività sia finalizzata alla promozione e alla vendita del vino prodotto. Un connubio per promuovere la tradizione culinaria insieme ai vini che sono già simbolo del Trentino.

Ma la proposta aveva subito sollevato la reazione di ristoratori e albergatori. «Una norma fortemente discriminatoria - l'avevano bollata i rappresentanti delle associazioni di categoria (l'Associazione albergatori, quella dei ristoratori e Fiepet Confesercenti) - così si attribuiscono alle cantine condizioni competitive e agevolazioni ingiustificate».

L'assessore provinciale all'agricoltura e al turismo Tiziano Mellarini aveva subito messo le mani avanti: «Le cantine vanno aiutate, ma non c'è nessuna volontà di far concorrenza ai ristoranti, tanto che verrà data la possibilità di somministrare altri prodotti trentini senza superare la quantità erogata di vino». Spuntini come in un wine bar, dunque, con la previsione di licenze apposite rilasciate dalla Provincia alle cantine. «E' una strada che dobbiamo percorrere in fretta», spiegava Mellarini, «perché il turismo enogastronomico è in netta espansione e perché se non schiacciamo sull'acceleratore noi lo farà qualcun altro. Dopotutto le nuove cantine ristrutturate, penso ad esempio a quella di Mori, stanno andando proprio in questa direzione».

Ottima l'accoglienza da parte dei produttori vitivinicoli, per i quali cantine e ristoratori possono serenamente collaborare e «fare sistema» per promuovere la produzione locale. Ma i toni duri dei ristoratori, in primis del presidente della Fiepet Massimiliano Peterlana (««Siamo al delirio totale, facile fare ristorazione con risorse altrui, ben diverso mettersi in gioco da soli») deve avere convinto l'assessore a inserire nella manovra dei paletti molto chiari. È quanto chiedeva anche un emendamento presentato dal consigliere Andrea Rudari (Pd), che è dipendente dell'Associazione albergatori in aspettativa. L'intesa è stata raggiunta e la norma sarà modificata: alle cantine sarà permesso somministrare solo piatti freddi legati al territorio e finalizzati alla vendita del vino prodotto. Vedremo se il limite basterà ai ristoratori.













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