Negozi aperti di domenica per dieci mesi all’anno

No secco dei sindacati: «Avvantaggia i grandi e penalizza i lavoratori» Contrari anche Unione commercio e Cti: «Troppe 40 deroghe all’anno»


di Chiara Bert


TRENTO. Negozi aperti tutti i giorni della settimana dalle 6 alle 22.30, domenica compresa, per 10 mesi all’anno. Chiusura festiva solo a luglio e ad agosto, quando la città si svuota per le ferie (in Bondone i mesi di chiusura saranno invece maggio e ottobre). Così dal 2013, ma quest’anno si partirà già da luglio e si andrà avanti ininterrottamente fino a tutto dicembre. Ecco il cambio di rotta del Comune di Trento, che di fronte al rischio di ricorsi della grande distribuzione, ha deciso di adeguarsi alla liberalizzazione del governo Monti. Se a inizio luglio il consiglio comunale darà il via libera, dalle 12 deroghe attuali si passerà a 40, il massimo che la legge provinciale consente al Comune.

Palazzo Thun dunque resterebbe sempre all’interno del solco della legge Olivi, ma con un aumento secco delle domeniche di shopping. La nuova proposta è il risultato di una riflessione che la giunta ha maturato negli ultimi due mesi, davanti ai ricorsi di Pam, Oviesse e Upim: le catene avrebbero subito voluto approfittare del decreto Monti e tenere aperti i propri punti vendita in città la domenica, ma erano stati bloccati dal Comune. Il Tar ha per il momento dato ragione a Provincia e Comune, sottolineando che Piazza Dante ha 6 mesi di tempo per adeguarsi alla legge nazionale. I 6 mesi scadono il 27 giugno, ed è per questo che il Comune ha deciso il cambio di passo. «Non possiamo rischiare di soccombere nei ricorsi con tanto di richieste danni che ci pioveranno addosso», è la posizione della giunta.

Non è tempo di esborsi imprevisti per le casse comunali e quindi, ob torto collo, si cambia rotta. Dentro la giunta le sensibilità sono tradizionalmente differenziate. Decisamente a favore delle liberalizzazioni l’assessore alle attività economiche Fabiano Condini (Patt), che ieri ha ribadito: «Non possiamo isolarci dal resto del Paese dove la liberalizzazione è già realtà. Giusto o sbagliato che sia, il governo Monti ha cambiato tutto e oggi nelle città italiane i negozi possono restare aperti anche il 1° maggio. La nostra impressione, suffragata dall’esperienza di Bolzano che ha liberalizzato le domeniche già ad aprile, è che non dovrebbe cambiare molto: qualcuno, probabilmente tra i grandi, aprirà, e qualcun altro no». Da sempre più prudente il sindaco Alessandro Andreatta, ma oggi però la linea è una sola. Lunedì sera la proposta è stata presentata alla maggioranza (pochi i presenti, che giudicano il passaggio «purtroppo inevitabile»), ieri l’assessore Condini ha incontrato sindacati e commercianti. Per Roland Caramelle (Filcams Cgil) «Trento si adegua al decreto Monti senza giustificazione, è un errore perché la concorrenza selvaggia non produrrà nessun vantaggio per i consumatori ma si scaricherà solo sui lavoratori, penalizzati nel diritto a condizioni di lavoro dignitose e nella possibilità di conciliare vita familiare e lavoro». La Cgil invita tutti i dipendenti a partecipare allo sciopero già indetto per venerdì. Per la Cisl «è una proposta che avvantaggia i grandi a discapito dei piccoli esercizi che avranno difficoltà a fare i turni», mentre la Uil ha sottolineato che «la decisione è influenzata dal timore dei contenziosi e non politica» e ha invitato ad attivare i servizi di conciliazione (asili nido e materne) per venire incontro ai lavoratori. Ma l’assessore ha risposto che ad oggi non ci sono le risorse. Contrari ad un’apertura così ampia anche Unione commercio e Cti, mentre la Federazione delle cooperative ha ribadito la propria proposta di 20-25 aperture festive all’anno.

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