Divertimento in città

Movida, una carta d’identità per i locali

In Comune si ragiona su concertini serali e diritto al riposo. L’assessore Stanchina  convoca le categorie


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. La quadratura del cerchio. Quella sui cui maggioranza comunale e opposizione, dal Pd alla Lega, sono d’accordo. Quale? Trento deve avere una “movida”, un’animazione notturna che si rivolga ai giovani, con bene in mente l’esercito dei 16 mila studenti universitari. D’altra parte non si può nemmeno rompere le scatole a chi, giustamente, la sera vuole andare a dormire senza che il «bum bum» della musica faccia tremare l’argenteria.

Il tema è chiarissimo, lo svolgimento un po meno: ecco che allora ieri sera in commissione cultura (presieduta da Dario Maestranzi, Patt) l’assessore alle attività economiche del Comune Roberto Stanchina ha portato le sue proposte alla ripresa dell’attività consiliare.

Tema annoso su cui Stanchina vuole avere ora degli input da parte delle categorie di baristi e gestori di locali e con le quali verrà aperto un classico tavolo di confronto. Anche e soprattutto dopo che più di un locale ha alzato bandiera bianca nella guerra con i decibel della musica serale.

L’assessore ha notato, particolare condiviso da tutti i presenti, come il regolamento sul tema di concerti e concertini (normato dalla Provincia) sia in realtà difficilmente condivisibile da un capoluogo come Trento e da un paesino con differenti esigenze, nonchè popolazione universitaria.

In attesa di un confronto punto per punto con le categorie interessate, l’assessore autonomista ha ipotizzato l’istituzione di una sorta di carta d’identità per i locali pubblici: un documento che sintetizzi quello che ciascun gestore può fare e come lo possa mettere in pratica: dalla somministrazione di alcolici, alla spina o in bottiglia, sino alla possibilità di fare musica dal vivo. Insomma tante buone idee, ma nessuno ha la bacchetta magica ed infatti in commissione è stata distribuito un elenco delle normative vigenti sul tema in diverse città d’Italia, per avere un termine di confronto.

Anche per il presidente della commissione cultura Dario Maestranzi, Patt, il problema va affrontato seguendo premesse precise. E diverse: «Non è un caso che la tematica sia arrivata in commissione cultura: qui non si tratta di un problema di fonometri o di doppie porte ma di un approccio sia imprenditoriale che, per l'appunto, culturale. La musica rientra a pieno titolo in questa categoria. Va bene anche che ci sia una legge provinciale che regola gli spettacoli ed i concerti all'aperto ma non si può trattare in modo omogeneo il problema. Sino ad oggi si è sempre dato priorità alla “signora del piano di sopra”. Ora si metta per lo meno sullo stesso piano gli imprenditori che hanno dei locali con la famosa “signora” che la notte vuole riposare. Si debbono fare regole semplici e chiare che, soprattutto, non cambino: occorre lasciare libertà di impresa a chi apre un locale. Non è secondario che concerti ed esibizioni siano una forma di cultura che, fatto raro al giorno d'oggi, si pagano da soli e non attraverso contributi pubblici».













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