Morto a 83 anni Sergio Bernardi, una vita spesa tra editoria e arte 

Il ricordo. Modenese di nascita, si trasferì a Trento nel 1966 Nel 1975 fondò Uomo Città Territorio, rivista stampata su carta riciclata. Pochi anni dopo il “salto”, con l’avvio della casa editrice Una storia arricchita da un percorso artistico ricco e articolato 


Paolo Piffer


Trento. Il suo cuore debole ha ceduto l'altra giorno, venerdì, nel tardo pomeriggio. Circondato dall'affetto dei suoi cari. Quasi avesse voluto, ci piace pensarlo, essere accompagnato e poter essere accompagnato. Averla in qualche maniera scampata quell'ipotesi di morire da solo come per tanti è successo in questo maledetto periodo non lasciando una presenza tangibile, fisica. Prendendo in mano la decisione ultima sulla sua vita, da emiliano passionale qual era, anche burbero e non sempre facile, e che non le mandava a dire a nessuno.

Da alcuni giorni Sergio Bernardi, 83 anni che aveva compiuto da poco, artista, giornalista ed editore, era ricoverato all'ospedale Santa Chiara. Lascia la moglie Mariagrazia Lutzemberger, le figlie Katia ed Elena, la nipote Caterina. «Ha fatto una bella vita e se ne è andato libero – dicono i familiari – Ha avuto un amore immenso e una grande passione per la vita nel corso della quale ha seminato molto». Fino a pochi giorni prima del ricovero Bernardi lo si poteva trovare ogni mattina nella sede di Uct, in via Dietro le Mura B, indaffarato a mettere insieme quello che sarà l'ultimo libro della sua creatura (insieme alla rivista che ha diretto per quarant'anni, per 480 numeri, prima di cedere il timone, 5 anni fa, ad Alessandro Franceschini) di cui, causa virus, è stata procrastinata la pubblicazione. Un saggio, “Il mio '68”, curato dal giornalista Giancarlo Salmini e dallo storico Vincenzo Calì. Una raccolta di una ventina di testimonianze di chi quel periodo lo ha vissuto a Trento pubblicate nel corso degli anni dalla rivista e un'altra ventina, inedita, raccolta da Gigi Faggiani, ex di Lotta Continua.

Bernardi, nativo di Medolla, in provincia di Modena, dopo la laurea al Dams di Bologna, era arrivato in città nel 1966 «in un clima già politicamente surriscaldato che due anni più tardi accoglierà la contestazione studentesca facendo della città un fulcro ideologico», scriveva Marco Tomasini nel catalogo di una personale promossa dalla Galleria civica a cavallo tra 2003 e 2004. Era l'estate del 1975 quando, attorno ad un tavolo dell'abitazione di Povo cominciarono a prendere forma le idee per mandare in stampa una rivista che, criticamente, scrivesse di cultura, ambiente, territorio e società. Attorno a quel tavolo c'erano anche la moglie, Calì, il sociologo ed economista Carlo Borzaga e Valerio Costa, pioniere della lotta alle tossicodipendenze in Trentino.

Nel gennaio dell'anno successivo sarebbe uscito il primo numero di “Uomo Città Territorio”, su carta riciclata, stampato nella tipografia della sede, allora in vicolo Santa Maria Maddalena, sopra il teatro San Pietro. Sarebbero stati anni di battaglie ambientaliste, contro la Pi.Ru.Bi. e lo scempio di Fassalaurina, ad esempio. Ma anche interne, secondo quanto ci riferì qualche anno fa lo stesso Bernardi, quando collaboratori come lo scomparso Eugenio Pellegrini e Michele Zacchi sbatterono la porta in contrasto con una linea mano mano ritenuta “troppo morbida” e andando a fondare, nel 1980, “Questotrentino”.

Al periodico, dalla fine dei Settanta si affiancò la casa editrice, forte ormai di oltre 250 titoli. Del periodo pionieristico - al quale seguirono momenti difficili vista la crisi dell'editoria ma anche l'istituzione, nel 1988, del premio “Il trentino dell'anno” - da collezione rimane il numero unico de “Il male del Trentino”, mutuato dal settimanale satirico nazionale di Pino Zac, Vincino e Vauro. Uscì come supplemento del Quotidiano dei Lavoratori il 29 febbraio 1980 e metteva alla berlina il sindaco Giorgio Tononi e Flaminio Piccoli, che da lì a pochi giorni sarebbe diventato segretario nazionale della Dc.

«La sorte generazionale ha voluto che la maturità artistica di Bernardi coincidesse con un momento di ripiegamento dell'arte su sé stessa con il ritorno generalizzato alla pittura, negli anni in cui esplodevano Transavanguardia, il Graffitismo e i Nuovi Selvaggi – chiosava Fabio Cavallucci, direttore della Galleria Civica di Trento dal 2001 al 2008 – A questa ondata egli ha aderito come protagonista di una compagine di tutto rispetto, l'Astrattismo arcaico».

Difficile, se non impossibile, separare il Bernardi editore dall'artista. «Una delle sue caratteristiche – riflette Franceschini – è stata la capacità di mettere insieme la dimensione artistica con quella sociale. Era un'artista non allineato. È senz'altro stato uno dei personaggi che ha contribuito ad emancipare il tessuto culturale della città con i dibattiti che promuoveva attraverso il periodico». «Ma anche sul campo – aggiunge ancora Salmini – portando in Trentino importanti figure del mondo della cultura nazionale. Penso ad esempio a Dario Fo ma anche ad altri. In un certo periodo ha senz'altro dato fastidio all'establishment politico-culturale dell'epoca ma anche ad una certa intellighenzia di sinistra. Con lui ho sempre avuto un rapporto leale e franco. Non necessariamente ci si andava sempre d'accordo. Ma ci sta». «L'avevo sentito al telefono pochi giorni fa – ricorda il giornalista Enrico Paissan – Era sereno, come sempre curioso a attivo. Proprio per quest'ultimo libro sul '68 mi aveva chiesto una testimonianza personale, visto che facevo parte del Pci. Con lui era sempre interessante dialogare». I funerali di Sergio Bernardi, in forma laica, si terranno domani (lunedì) alle ore 16 al cimitero di via Madruzzo. Il corpo sarà cremato.

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