trento

Mette incinta la moglie del compagno di cella

Un ex detenuto condannato a riconoscere un figlio nato da una relazione extraconiugale. L’uomo era uscito di prigione prima del suo ex amico



TRENTO. Mai fidarsi del compagno di cella. E’ quello che ha scoperto a suo spese un uomo che era rinchiuso in carcere e ha visto sua moglie tradirlo con l’uomo che fino a poco tempo prima divideva la cella con lui. Una relazione extraconiugale dalla quale è anche nato un figlio. E’ una vicenda complicata e anche molto dolorosa quella che ha visto protagonisti tre trentini. Una vicenda che è finita nelle aule del Tribunale perché la donna ha fatto causa all’ex compagno di cella del marito affinché riconoscesse il suo bambino. Il collegio si è espresso nei giorni scorsi e ha condannato l’ex compagno di cella a pagare un assegno di mantenimento al bambino dandogli anche il suo cognome.

La storia inizia proprio dietro le sbarre, in un carcere del Trentino. Due detenuti si conoscono e diventano amici. Un uomo che adesso ha 57 anni esce di galera nel 2008 e va a trovare la moglie del suo compagno di cella che ancora è detenuto. La donna adesso ha 41 anni. Non si sa se l’uomo volesse conquistarla fin dall’inizio oppure se la sua fosse stata una visita di cortesia. Quello che si sa è che tra l’uomo e la moglie del suo compagno di cella scoppia la passione. I due diventano amanti. L’uomo appena uscito dal carcere, però, ha una famiglia con tre figli. Questo non gli impedisce di allacciare un rapporto con la moglie dell’altro uomo che è ancora detenuto. La solidarietà tra carcerati in questo caso non ha funzionato.

Dopo 9 mesi, nel 2009, quando ancora il marito della signora era detenuto, è nato un bambino. La donna all’anagrafe ha dichiarato che il figlio, pur essendo nato in costanza di matrimonio, non era del marito. Poi ha avviato la causa di riconoscimento. L’anno successivo, il marito è uscito di prigione e ha chiesto la separazione dalla moglie che lo aveva tradito con l’uomo che aveva condiviso con lui il periodo dietro le sbarre. Nel frattempo, la causa di riconoscimento di paternità è andata avanti. La donna era tutelata dall’avvocato Luigi Campone e l’uomo dall’avvocato Giuliano Valer. L’esame del dna sul bambino ha tagliato la testa al toro e ha dimostrato che l’uomo era il padre del bambino al 99 per cento. Così il Tribunale lo ha condannato a pagare un mantenimento di appena 120 euro. Questo perché l’uomo, che nel frattempo si è pure lui separato, deve pagare anche un milione e mezzo di euro allo Stato per il mantenimento in carcere e per evasione fiscale.













Scuola & Ricerca

In primo piano