Medici aggregati al via: 12 dottori e 18 mila pazienti 

Al Centro servizi sanitari parte tra due mesi il primo ambulatorio di questo tipo in città: sarà aperto dalle 8 alle 20, con un infermiere. «Risposta alle urgenze»


di Sandra Mattei


TRENTO. Già a regime nel resto d’Italia, parte anche in Trentino il modello di Aft (Aggregazione funzionale territoriale), già previsto nel contratto siglato dalle parti nel 2013. La sede, messa a disposizione dall’Azienda per i servizi sanitari è all’ultimo piano della palazzina B del Centro di Viale Verona: 8 ambulatori a disposizione dei 12 medici di famiglia che hanno aderito all’aggregazione di Trento Sud. Si tratta della prima Aft, nella speranza che ne partano altre (le successive dovrebbero essere a Pergine, Mezzolombardo e Malé) con l’obiettivo di condividere i percorsi diagnostico terapeutici, con l’obiettivo di ampliare i servizi a disposizione dei cittadini e di rispondere alle nuove sfide dei malati cronici e della popolazione che invecchia. Vediamo allora nei particolari come funzionerà.

Un maxi ambulatorio. L’Aft di viale Verona, che entrerà in funzione tra due mesi, dispone di 8 ambulatori a disposizione di 12 medici di famiglia aderenti. Ieri la presentazione al terzo piano della palazzina B (dove prima si trovavano uffici amministrativi) alla presenza del direttore dell’Apss Paolo Bordon, del direttore del servizio territoriale Arrigo Andrenacci e del direttore dell’area cure primarie Simona Sforzin. È stata quest’ultima ad entrare nel dettaglio della nuova organizzazione del maxi ambulatorio: «Si tratta di un contenitore nuovo - ha esordito Sforzin - che dovrà essere riempito dalle nuove funzioni in carico ai 12 medici aderenti. Un nuovo modello, che i medici stanno organizzando in autonomia, e che dovrà raccogliere la sfida di affrontare le nuove emergenze che sono l’invecchiamento della popolazione e la cronicità delle malattie. I medici insieme potranno garantire un’apertura di 12 ore per 5 giorni dell’ambulatorio, potranno mettere in rete le informazioni relative ai pazienti, in modo che gli assistiti potranno ricevere assistenza e cure anche in mancanza del proprio medico». Un modello già applicato a Pinzolo, dove l’Aft è stata aperta nel giugno del 2017, ma che in quel caso garantisce un presidio medico h. 24, che comprende anche la guardia medica, visto le caratteristiche orografiche del territorio.

Un bacino di 18 mila pazienti. Paolo Bordon, direttore dell’Apss, ha parlato di un modello che nasce dal basso, offrendo servizi integrati ai 18 mila pazienti che fanno riferimento ai 12 medici. «La speranza - ha affermato - è che si possa arrivare al più presto ad altre aggregazioni, anche a Trento centro e Trento Nord, ed esportare il modello ad altri centri urbani e alle periferie. Un’opportunità in più per i medici di medicina generale che potranno dialogare tra loro, con la messa in rete delle informazioni sui pazienti, previo consenso, e contare sulla collaborazione degli specialisti, che hanno gli ambulatori nello stesso complesso».Gli ha fatto eco l’assessore alla salute Luca Zeni che ha ricordato le battaglie per gli ospedali periferici, spiegando: «Ci si concentra spesso sulla sanità ospedaliera, ma sono i medici di base che, lavorando in squadra, possono rispondere in modo innovativo ai bisogni di salute dei cittadini, concentrando le specialità più complesse nelle strutture ospedaliere e garantendo i servizi sul territorio per l’aumento delle cronicità e l’invecchiamento della popolazione».

L’Aft funzionerà così. I medici di famiglia continueranno a seguire i propri pazienti, con l’obbligo anche di svolgere l’attività in caso di più ambulatori. Mettendosi insieme, potranno garantire una fascia di apertura più ampia, usufruendo anche di un’unica segreteria e di un infermiere di comunità. Il vantaggio per i pazienti sarà di poter contare, in caso di un’urgenza per una ricetta o per un esame, sugli altri medici in assenza del proprio, sempre previo consenso.

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