Martini, altro Ottomila a 63 anni

L'alpinista è già in Nepal, aspetta i suoi compagni «lagarini» per il Manaslu



ROVERETO. Sergio Martini è già partito e attenderà i suoi compagni di spedizione al campo base del Manaslu, la "Montagna dello spirito", in Nepal. A quasi 63 anni (li compirà a fine luglio) si appresta a ripercorrere uno dei 14 Ottomila (li ha già tutti saliti, alcuni più volte) con una cordata veneto-trentina di cui fanno parte anche Maurizio Giordani, Nancy Paoletto, il moriano Walter Piazza e Luca Montanari, lombardo che vive ad Andalo.

La spedizione verrà presentata giovedì a Verona (curiosamente San Zeno, anche se la festa del patrono scaligero si svolge il 21 maggio), a casa dello sponsor Das, che avrà anche un dipendente nel gruppo: è Marco Heltai, guida alpina e istruttore, ma anche agente del gruppo assicurativo che parteciperà assieme al tecnico del Soccorso alpino veronese Mario Esposito e alla fotografa alpinista Paola Finali. Il team ha alle spalle un buon affiatamento. «Ci siamo conosciuti sull'Ama Dablam, una vetta minore del Nepal, e abbiamo fatto subito gruppo - racconta Maurizio Giordani -, così è stato naturale coinvolgerli in questa nuova spedizione. L'idea la covavamo da tempo, io e Sergio. Per lui, che non ha certo bisogno di presentazioni, è un ritorno. Per me sarebbe il quarto Ottomila. La squadra è comunque esperta, ben equilibrata».

La parola "impresa" non fa parte del vocabolario di Giordani. «Per noi è una vacanza in alta montagna, lo spirito è quello. Speriamo di trovare condizioni meteo favorevoli, tutto dipende dalle condizioni che troveremo lì. Il tempo che abbiamo è poco, dunque non avremo modo di fare tentativi: una volta partiti cercheremo in arrivare in cima». Il Manaslu, con i suoi 8.163 metri, è l'ottava vetta più alta del mondo. Non facile da approcciare «ma neanche difficile. Tra gli Ottomila rappresenta una media difficoltà» spiega Giordani.

La spedizione, che partirà la sera del 17 aprile dall'aeroporto di Malpensa, arriverà il giorno seguente a Katmandu e da qui partirà in trekking per un centinaio di chilometri attraversando il passo Larka La, a 5.100 metri di quota: serve come acclimatamento forzato visti i tempi ristretti. Poi, una volta arrivati al campo base, inizierà il lavoro di preparazione ai campi più alti (5.400, 6.400 e 7.400 meri) per arrivare tra il 12 e il 13 maggio pronti per l'assalto alla vetta. I portatori verranno impiegati solo fino al campo base, poi proseguirà in completa autonomia e senza ossigeno: tecnica alina classica.

Il rientro in Italia è previsto per il 22 maggio. «Avremo a disposizione poco materiale tecnico, l'essenziale, per essere il più leggeri possibile. Dovremo utilizzarlo al meglio. Sfrutteremo le prime ore del mattino, mantenendo il resto della giornata a disposizione per il riposo. E' necessario, a certe quote la fatica si sente molto». Martini intanto è già in Nepal: «Sergio è partito la settimana scorsa. Aveva più tempo di noi e quindi ha pensato di allungare la vacanza. Ci troveremo al campo base il 25 aprile, stando al programma». Il gruppo arriverà in Nepal in un periodo caratterizzato da poca neve e una relativa variabilità del clima, l'ideale per scalare, prima dell'arrivo dei monsoni estivi. Gli alpinisti resteranno collegati al resto del mondo con untelefono satellitare.













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