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Lona Lases, picchiato e sequestrato per un’ora in cava

La vittima dell’aggressione è un quarantenne cinese: la procura ora ha chiesto il rinvio a giudizio per tre persone



LONA LASES. Sequestro di persona. Questa la pesantissima accusa che (assieme a quella di lesioni) viene mossa dalla procura nei confronti di tre persone. Che avrebbero privato della libertà e picchiato un quarantenne cinese. Una vicenda da diversi lati oscuri che sarebbe avvenuta nel dicembre del 2014 in una cava di Lona Lases e per la quale la procura ha chiesto il giudizio a carico di tre macedoni.

La ricostruzione dei fatti è molto cruda con la vittima che sarebbe stata minacciata con un revolver e poi colpita fino a perdere i sensi. E infine rinchiusa con le mani legate per un’ora in una baracca. Ora sul caso dovrà essere presa una prima decisione. Ed è quella che è nelle mani del giudice per le indagini preliminari che dovrà valutare se rispondere positivamente o meno alla richiesta di rinvio a giudizio fatta dalla procura.

Procura che ha anche raccolto diverso materiale che le ha permesso di ricostruire quanto successo e di prevedere l’accusa di sequestro di persona. Una ricostruzione contro la quale ora potranno portare nuovi elementi gli avvocati difensori dei tre. Per l’accusa, l’intera vicenda avrebbe avuto origine da un danneggiamento (commesso dallo stesso cinese diventato poi vittima) alla macchina cubettatrice dell’azienda per la quale lavorava. Un gesto di stizza quello del lavoratore che aveva degli stipendi arretrati che non gli erano stati pagati. Avrebbe chiesto vari incontri al suo datore di lavoro ma senza arrivare a concludere nulla. L’ultimo appuntamento era stato fissato in cava e il cinese, resosi conto che l’altro non era venuto, avrebbe danneggiato la macchina operatrice. Ma sarebbe stato beccato praticamente in tempo reale. Era stata infatti installata una fototrappola perché c’erano stati altri atti vandalici.

Ed è una volta scoperto il danno che - dice la procura - in cava sarebbero arrivati (in tempi diversi) i tre imputati: il datore di lavoro del cinese, un collega e un terzo uomo, tutti macedoni. Che avrebbero trovato il quarantenne nascosto. E lo avrebbero minacciato mostrandogli un revolver e poi lo avrebbero picchiato sul viso con una torcia fino a fargli perdere i sensi.

Il cinese sarebbe stato anche morso alla gamba e anche trafitto con una punta metallica alla schiena. Con una secchiata d’acqua lo avrebbero poi «svegliato» e condotto in una costruzione che viene adibita a spogliatoio. Qui, con le mani legate, sarebbe stato picchiato ancora a forza di calci e pugni. Una situazione che si sarebbe protratta per un’ora.

Alla fine sarebbero stati gli stessi ora imputati a far arrivare la notizia del cinese ferito ai carabinieri. Carabinieri che lo avevano quindi trovato legato e dolorante. Il ferito era stato portato al pronto soccorso del Santa Chiara dove gli erano stati diagnosticati diversi traumi in particolare alla viso. Una situazione da far prevedere alla procura l’accusa di lesioni gravi.

Per tutti e tre le accuse mose sono aggravate dal fatto di aver commesso i fatti con l’uso di armi in una zona isolata e buia.













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