Le «strane» primarie del signor Ugo Olivozzi

Tre assessori provinciali si sfidano per la leadership del centrosinistra: talmente simili da far nascere il “candidato condiviso”


di Paolo Mantovan


Suvvia, diciamolo francamente: queste non sono primarie. E neppure secondarie. Il centrosinistra autonomista ci ha messo un anno e mille riunioncine per arrivare a una gara fra tre assessori della giunta uscente. Che se chiedete loro cosa c'è da fare ti assicurano che hanno già fatto in questi anni, che c'è solo da continuare così e al limite da migliorare un pochino. E lo dicono all'unisono: la stessa minestra. E il bello è che con le primarie propongono di scegliere fra i tre. Come se non si trattasse dell'unico candidato: l'assessore uno e trino Ugo Olivozzi.

Ah sì, oltre a Ugo Rossi, Alessandro Olivi e Mauro Gilmozzi, ci sono anche altri due candidati: Alexander Schuster e Lucia Coppola, uno per i socialisti e l'altra per i verdi. Così che ai tre primattori si offre la possibilità di dire che in gara ci stanno pure il giovane e la donna e che tutte le anime sono rappresentate. Ma anime de che? Della partitocrazia? Dai, ragazzi, non sono queste le primarie! Ora tutti (sì, tutti, anche i bambini) sanno che la ragione delle elezioni primarie è la promozione della massima partecipazione degli elettori alla scelta dei candidati: è il metodo che si contrappone al sistema che vede gli elettori scegliere tra i candidati designati dai partiti. E invece qui, nel centrosinistra autonomista del Trentino, si è arrivati a giocare le primarie in sordina, temendo di richiamare troppi elettori. Sì, hanno paura che arrivino elettori da ogni dove, vorrebbero controllare tutti i votarelli per arrivare a fare la conta fra i fedelissimi delle tre schiere, l'apparato del Pd, lo zoccolo del Patt, e la schiera un po' più brancaleone (non per questo inferiore nei numeri alle altre, anzi) dell'Upt.

E così le primarie le hanno fatte il 13 luglio, in piena estate (non a ferragosto, però, se no si insospettisce anche il galoppino della sezione), senza suonare le trombe, presentando i cinque candidati sempre insieme, e con nessuno dei tre primattori che faccia un discorso da solo o che dica: ue, ragazzi, io vorrei cambiare qualcosa. E soprattutto tutti (parlo dei tre principali avversari-amici) mostrano di credere che occorre rassicurare un non meglio definito “trentino-medio”, uno che - secondo la “scuola di pensiero del potere” – vorrebbe un candidato che mantenga un basso profilo, che sia umile, che non strizzi troppo l'occhio a sinistra ma neppure a destra oppure che lo strizzi un pochino a destra e pochetto a sinistra, che sappia ancora distribuire bene i denari perché la Provincia (è il messaggio che Ugo Olivozzi dà in questi giorni) di denari ne avrà ancora. E la cosa divertente di queste cosiddette primarie è che fra coloro che vedrete nelle vesti di organizzatori o primi sostenitori di un candidato ci sono due tra i più decisi oppositori delle primarie in Trentino, ossia Roberto Pinter e Lorenzo Dellai, due che in questi dieci-dodici mesi hanno teorizzato il candidato condiviso, ossia il “centralismo democratico” , ossia il candidato designato dai soliti pochi. La vera sfida sarebbe stata mettere in campo visioni diverse (che ci sono), per coinvolgere davvero gli elettori. Invece, sventolando il “terrore” che la coalizione sottoposta a primarie “vere” avrebbe dato libero sfogo alle tifoserie rischiando di sfasciarsi, si è preferito dire che l'elettore vuole un medesimo candidato, il “candidato condiviso”: Ugo Olivozzi. Ok, cari partiti del centrosinistra, avrete il vostro candidato presidente che avete “designato” con le “terziarie”.













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