La Provincia: «Chi ha fatto il presepe?» 

Lettera del dirigente a tutte le scuole per rispondere all’interrogazione di Cia



TRENTO. Claudio Cia chiede e la Provincia esegue. Il consigliere di Agire, più realista del re, aveva presentato un’interrogazione in Consiglio provinciale per sapere quali scuole aveva accettato l’invito del neo assessore Mirko Bisesti a fare il presepe per Natale. Si badi bene, quello di Bisesti era un invito, non un ordine. Quindi nessun dirigente scolastico era tenuto ad adeguarsi. Ma Cia, in preda al raptus dell’esecutore ha creduto che quello del presepe fosse diventato un obbligo per le scuole del Trentino. E, quindi, indossate le vesti di Catone il censore, ha impugnato la sua arma preferita, ovvero l’interrogazione, e ha chiesto di sapere chi, tra i dirigenti non si è adeguato al nuovo corso cattoleghista. Una richiesta che sottintende una velata minaccia per chi dovesse aver accolto l’invito. Come dire: attenzione. Ma questa è una cosa normale. Le forze politiche seguono spesso l’onda senza preoccuparsi troppo dell’opportunità o, semplicemente, del buon senso. Però, quello che sorprende un po’ di più è il fatto che gli stessi uffici provinciali abbiano subito dato seguito alla richiesta di Cia. Così il nuovo dirigente del Dipartimento della conoscenza Roberto Ceccato ha preso carta e penna e ha scritto ai dirigenti una breve comunicazione per chiedere quali scuole hanno allestito il presepe. Come per giustificare la richiesta, il dirigente ha anche allegato l’interrogazione. Non accorgendosi, però, che in questo modo ha inferto un colpo all’autonomia scolastica, concetto di cui tanti si riempiono la bocca, ma che poi in molti tendono a dimenticare. Infatti, è chiaro che già il solo chiedere dati su chi ha seguito un semplice invito, e non un ordine da eseguire, assomiglia parecchio alla volontà di redigere una lista. Se poi dovesse diventare una lista di proscrizione si vedrà. E’ chiaro anche che chi ha la spina dorsale un po’ meno dritta si possa sentire in qualche modo intimorito. Infatti dall’avere la lista a distinguere tra gli amici e i nemici tra i dirigenti scolastici il passo è breve e forse l’ente pubblico non dovrebbe neanche dare l’impressione di andare in questa direzione.













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