istruzione

La Buona Scuola è legge. Resta la rotazione dei dirigenti

Chiamata diretta dei docenti, ambiti, scuola-lavoro: ecco cosa cambia. Omofobia, vittoria del centrodestra: le iniziative saranno facoltative


di Chiara Bert


TRENTO. La «Buona Scuola» trentina è legge, approvata nella notte in consiglio provinciale dopo l’accordo raggiunto venerdì sera tra il governatore Ugo Rossi e le minoranze su un pacchetto di proposte e che ha portato ieri al ritiro delle migliaia di emendamenti ostruzionistici. Una riforma contestata dalle opposizioni e da una larga fetta del mondo della scuola (ne riferiamo nella pagina a fianco) che la considera un attacco alla libertà di insegnamento. Per Rossi si tratta invece di «una riforma necessaria per portare la scuola trentina ai migliori standard europei».

Chiamata diretta. A preoccupare gli insegnanti è soprattutto la novità cardine della legge: la possibilità per i dirigenti scolastici di assumere con chiamata diretta (con un contratto di 3 anni, rinnovabili) una quota di docenti per specifici progetti di istituto. Le minoranze avrebbero voluto stralciare la norma, copiando la Provincia di Bolzano che non ha recepito questo punto della riforma Renzi. Ma Rossi su questo ha tenuto duro: per limitare il potere del «superdirigente» ha accolto la richiesta (emendamento Bottamedi) di mettere in legge che un dirigente non potrà restare nello stesso istituto per più di 9 anni, un limite che già raramente oggi viene superato. Altra concessione (a Degasperi, M5S): i criteri di scelta dei docenti saranno frutto di un percorso partecipato con il consiglio d’istituto e nella valutazione sarà dato un peso maggiore al curriculum, alle esperienze e competenze maturate.

Gli ambiti. La riforma trentina prevede che gli insegnanti non siano più assegnati a una cattedra ma a degli ambiti territoriali, diversi per scuola primaria e secondaria: la loro definizione è demandata alla giunta (ma passerà prima in commissione), mentre al confronto con i sindacati sono affidati i meccanismi di rinnovo degli incarichi ai docenti sui quali pesano molte incertezze (cosa succede a chi non viene rinnovato? ). Respinta la richiesta dei sindacati di mettere un vincolo alla mobilità entro i 20 chilometri.

Anno di prova. Viene introdotto l’anno di prova per i docenti neoassunti (previsto dalla legge nazionale), al termine del quale saranno valutati dal dirigente e da un comitato di valutazione.

Scuola-lavoro. Resta fermo il monte ore (200 sul triennio nei licei, 400 nei tecnici e professionali) ma lasciando modalità autonome e potendo calcolare come «lavoro» le attività di volontariato.

Settimana corta. C’è stata un’apertura sulla settimana di 5 giorni che scatterà dall’anno scolastico 2018-2019: le scuole potranno scegliere di restare all’organizzazione sui 6 giorni.

Precari. Un emendamento del governatore ha anticipato a settembre una parte delle nuove stabilizzazioni previste, un centinaio di docenti e circa 100 bidelli. Non passa invece l’immissione in ruolo dei precari abilitati: «Il principio che nella scuola si entra per concorso per noi è fondamentale», ha rivendicato Rossi.

Omofobia, lezioni facoltative. Come anticipato sul giornale di ieri, nel compromesso con le minoranze che ha permesso di superare l’ostruzionismo è entrato anche il tema caldo dell’omofobia, su cui le minoranze avevano annunciato battaglia. L’ordine del giorno unificato dei consiglieri Borga e Viola, che ha ottenuto il via libera dell’aula (31 sì, 1 astenuto, Degasperi) prevede che le iniziative nelle scuole siano coordinate dall’Iprase, che sia data informazione (anche scritta) alle famiglie, ma soprattutto che i genitori possano comunicare alla scuola la non partecipazione dello studente (stessa possibilità di scelta per gli studenti maggiorenni). La lotta al bullismo omofobico diventa dunque facoltativa, una concessione che la maggioranza ha ritenuto necessaria per portare a casa la legge sulla scuola ma che ha diviso il Pd (leggi articolo in basso). Esulta invece il centrodestra. «È stata una battaglia di valori, quelli della maggioranza dei trentini», ha detto Rodolfo Borga (Civica). «Si riconosce il primato educativo della famiglia, non ci sono sconfitti», gli ha fatto eco Walter Viola (Pt) che ha lodato Rossi per la disponibilità a una «mediazione alta». «Uno strumento per non dare in mano agli insegnanti temi pericolosi» secondo Maurizio Fugatti (Lega). Per il governatore Ugo Rossi «la scuola è un luogo di formazione ma anche di educazione al rispetto di tutti e l’obiettivo è un’alleanza tra famiglie e scuola. Siamo certi che quello che verrà proposto con rigore scientifico e sensibilità sarà apprezzato dalle famiglie. Se in questo percorso sono caduti dei pregiudizi, anche miei, forse qualcosa di positivo è accaduto». Silenzio nei banchi del Pd.

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